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Prima tappa della Visita ad limina SULLA TOMBA DI SAN PAOLO

9 Ottobre 2007

Oltre 3.000 pellegrini lombardi hanno partecipato martedì 6 febbraio alla celebrazione nella basilica di San Paolo fuori le mura presieduta dal cardinale Dionigi Tettamanzi, in occasione della Visita ad limina a Roma. Insieme al Metropolita hanno concelebrato i 9 Vescovi titolari delle diocesi della Lombardia, diversi Vescovi ausiliari e circa 150 preti.

di Luisa Bove

La solenne concelebrazione in San Paolo fuori le mura, presieduta dal cardinale metropolita Dionigi Tettamanzi e celebrata in rito romano, ha rappresentato la prima tappa della Visita ad limina delle diocesi lombarde, che hanno così rinnovato la loro fede e pregato per la Chiesa universale, le singole comunità, le associazioni e i gruppi laicali.

L’arcivescovo di Milano parlando ai fedeli ha tratteggiato le caratteristiche fondamentali della Chiesa, prima fra tutte la santità. «La Chiesa è santa», ha detto durante l’omelia, «conosce una fioritura continua di santi nella sua storia passata e presente», nonostante le grandi o piccole miserie umane. Ogni credente con il suo impegno quotidiano può arricchire la santità della Chiesa e offrire ogni suo sacrificio a Dio. «Tutti sono chiamati a offrire nella vita quotidiana le loro attese e speranze».

Nella società di oggi, segnata da situazioni pesanti, tensioni e conflitti, la Chiesa deve «coltivare il bene dell’amore fraterno», ha detto ancora il cardinal Tettamanzi. La salvezza infatti viene dalla grazia di Cristo, ma chiede anche «il nostro impegno quotidiano».

L’Arcivescovo di Milano, rivolgendosi ai pellegrini lombardi, ha ricordato l’importanza della missione, un tema sul quale ha insistito molto in questi anni anche con i suoi ambrosiani. «Tutti noi», ha assicurato, «abbiamo la grazia e la forza di essere missionari, di essere “in movimento”». È così che Tettamanzi si immagina le 10 diocesi del Nord, con «un’ansia missionaria», ma anche capaci di «obbedienza fedele e generosa al comandamento dell’amore». E citando le parole dell’apostolo Paolo («Guai a me se non evangelizzassi») ha voluto indicare con forza quale debba essere oggi l’impegno dei cristiani. Solo se saprà annunciare il Vangelo la Chiesa sarà degna della fede ricevuta dagli apostoli Pietro e Paolo.

Ma la fede, ha continuato l’Arcivescovo, ha un suo “segreto”: «È una persona viva, concreta, incontrabile, sperimentabile: è il Signore Gesù, morto e risorto». È lui che rende santo ogni discepolo e che sostiene la Chiesa, dandole «fiducia e coraggio», aiutandola ad essere «coerente».

Ogni credente deve «stringersi a Cristo», come dice la lettera di Pietro, anzi, ha chiarito il Cardinale, «dobbiamo lasciare che Cristo ci tenga stretti a Lui». È lui infatti il «bene prezioso», ha detto Tettamanzi ricordando le parole pronunciate da Benedetto XVI al convegno ecclesiale di Verona. Solo rimanendo legati al Signore i cristiani potranno dire come san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me». Un invito e insieme un augurio che con forza è risuonato nella grande basilica romana. Prima di concludere la celebrazione i Vescovi lombardi si sono raccolti in preghiera davanti alla tomba di san Paolo.