Per prepararsi alla giornata i bambini dell’iniziazione cristiana riflettono con le loro catechiste sulla famiglia di Gesù, i ragazzi più grandi invece scrivono una lettera anonima su come vorrebbero la loro famiglia, come vedono la figura del padre o delle madre, sui consigli che si aspetterebbero…
di Luisa Bove
A Santa Maria Ausiliatrice di Cassina de’ Pecchi come in tante parrocchie della diocesi la festa della famiglia è l’occasione, per le coppie che celebrano importanti anniversari, di rinnovare le promesse del matrimonio. Durante le due messe del mattino, alle 10 e alle 11.30, èprevisto questo gesto semplice e intenso che ricorda a tutti gli sposi presenti la fedeltà all’impegno preso da giovani. I festeggiamenti poi continuano con il pranzo comunitario e una preghiera nel pomeriggio.
Per prepararsi alla giornata i bambini dell’iniziazione cristiana riflettono con le loro catechiste sulla famiglia di Gesù, i ragazzi più grandi invece scrivono una lettera anonima su come vorrebbero la loro famiglia, come vedono la figura del padre o delle madre, sui consigli che si aspetterebbero… «Le lettere – spiega il coadiutore don Michele Di Tolve – sono tutte anonime, quindi un genitore non sa qual è quella di suo figlio, ma ognuno può pensare che si tratti del proprio». Tutti i testi vengono raccolti in un volume che viene consegnato agli adulti. Tocca poi ai genitori rispondere alle domande in occasione della Giornata della vita che si celebra in febbraio.
L’iniziativa è proposta anche agli adolescenti, ma è facile comprendere che i temi affrontati e i loro interrogativi siano ben diversi. Non mancano riferimenti alla vita affettiva, sul sentirsi capiti e voluti bene. «Sono tematiche più profonde – dice il sacerdote -, molte volte i ragazzi confessano la loro testardaggine: sanno che il padre quando dice certe cose ha ragione “ma io non capisco perché”, scrivono». La trovata delle lettere anonime «diventa un’occasione di dialogo in casa perché i genitori leggendo quelle pagine spesso dicono: “Questo è mio figlio”, e sono più disposti ad ascoltare e a capire i desideri dei loro ragazzi».
Per don Michele «oggi le famiglie vivono due tipi di fatiche: la tenuta del matrimonio e la mancanza di dialogo». Alcuni genitori molto vicini alla parrocchia hanno attraversato momenti di crisi o commesso “scappatelle” che hanno rimesso in discussione la vita di coppia. Il rischio è che se si interrompe la comunicazione «si lasciano andare, rinunciano a riflettere e a riprendersi in mano».
Ma in parrocchia «esistono anche tanti segni di speranza», assicura Di Tolve. «Molte famiglie vivono l’adozione internazionale come scelta di vita, quindi in occasione della nascita di un figlio oppure della Comunione o della Cresima, decidono di assumere un’altra responsabilità». Sono circa 150 i bambini adottati a distanza da tanti genitori di Cassina de’ Pecchi che, con il loro aiutano, garantiscono una crescita migliore ai più sfortunati. Tra i parrocchiani c’è anche chi sceglie «l’adozione in quanto tale, rendendosi disponibili anche se hanno già figli e c’è addirittura chi ha adottato bambini disabili. Altri genitori invece si stanno orientando sull’affido».
Nella comunità sono frequenti i gesti di solidarietà, quando ad esempio qualcuno è ammalato la gente avvisa subito i preti della parrocchia, ma non ci dicono “pensateci voi”, ma “pensiamoci”. E di fronte a situazioni di disagio «i parrocchiani si organizzano immediatamente interpellando la Caritas e gli assistenti sociali». Ci sono poi famiglie che avendo figli disabili in casa non si sono chiuse nel loro problema, «ma si sono aperte dedicandosi ad associazioni e promuovendo la cultura della vita e del rispetto in ogni realtà».
La parrocchia in questi anni ha continuato a dire alle famiglie: “Avete il diritto di chiedere a chi educa vostro figlio di rendere conto a voi”. «Io stesso quando presento un progetto educativo – spiega don Michele – dico ai genitori che sono i primi a dover conoscere stile, contenuto e metodo. Questo vale sia per le proposte ecclesiali che civili. Ora sono molto attenti alla scuola e più disponibili a darsi da fare, ma chiedono di essere informati. Sanno di essere protagonisti dell’educazione dei figli, gli altri possono solo contribuire, non sostituirsi a loro».