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Roma

Papa Francesco: «Padre Aristide,
sempre in prima linea nell’aiuto ai poveri»

All’Udienza del Pontefice in San Pietro i 170 erbesi pellegrini nel ricordo di monsignor Pirovano. Il saluto del Santo Padre ha fatto seguito a due Sante Messe celebrate in Basilica

22 Ottobre 2015

«Saluto i fedeli della città di Erba, pellegrini nel ricordo del Vescovo missionario Aristide Pirovano, che fu sempre in prima linea nell’aiuto ai poveri». Alle parole di papa Francesco rispondono, sventolando festosamente in Piazza San Pietro, i foulards gialli dei 170 fedeli giunti in Vaticano da Erba (Como) per il pellegrinaggio promosso dalla Comunità pastorale Sant’Eufemia, dall’Associazione Amici di Monsignor Aristide Pirovano e dal Comune, nel ricordo del centenario della nascita di padre Aristide e del sessantesimo anniversario della sua ordinazione episcopale.

La partecipazione all’Udienza generale di papa Francesco – in occasione della quale una delegazione ha salutato il Pontefice e gli ha fatto pervenire alcuni omaggi – ha rappresentato il momento più emozionante della due-giorni ideata per onorare il Vescovo concittadino, pioniere della missione nell’Amazzonia brasiliana, poi Superiore generale del Pime e infine cappellano dei lebbrosi di Marituba, sempre in Brasile.

La giornata è iniziata con la partecipazione a una Santa Messa presieduta nella Basilica di San Pietro dal cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo emerito di Milano, e dal cardinale Domenico Calcagno, presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. «Rendiamo grazie a Dio per la vita, la persona e l’opera di monsignor Pirovano – ha detto il cardinale Calcagno nella sua omelia -. La sua azione evangelizzatrice, iniziata e portata avanti con grande generosità, ha reso Dio presente anche in terre lontane». Sull’esempio di padre Aristide, ha sottolineato, «obbediamo anche noi alla voce del Signore e la nostra vita risponda alla sua volontà». Poi il saluto finale: «Il Signore benedica la vostra comunità perché possa essere sempre luminosa davanti al mondo».

Inizialmente prevista all’Altare di San Giuseppe, la celebrazione si è invece tenuta all’Altare di San Giovanni Paolo II, a sottolineare il profondo legame tra monsignor Pirovano e il Pontefice polacco, che l’8 luglio 1980 volle visitare la missione creata da padre Aristide e da Marcello Candia a Marituba. Lo spostamento è stato deciso dallo stesso Arciprete della Basilica, cardinale Angelo Comastri, che al termine della celebrazione ha rivolto un breve saluto ai pellegrini erbesi: «Ho conosciuto monsignor Pirovano quando era Superiore del Pime e ho subito pensato: “Ho incontrato un santo”…». Ricordando gli inviti alla santità fatti dal cardinale Schuster e da Madre Teresa di Calcutta, il Cardinale ha così concluso: «Tenete sempre accesa la luce della fede e nel buio di oggi illuminate».

«Ricordate il suo sorriso: padre Aristide ha dato tutta la sua vita e l’ha data con gioia»: nella prima giornata del pellegrinaggio un significativo ricordo di monsignor Pirovano è stato invece pronunciato dal cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i Testi legislativi, nella Basilica di San Pietro, nel corso della Santa Messa da lui presieduta all’Altare della Cattedra. Coccopalmerio ha ricordato «con stima, affetto e nostalgia» monsignor Pirovano, che fu tra i concelebranti in occasione della sua consacrazione episcopale in Sant’Ambrogio nel 1993 «e mi impose le mani con particolare energia, perché lo Spirito entrasse in me con ancora più forza». Ripercorrendo le letture della Messa, il Cardinale ha notato come ognuna di esse evidenziasse un aspetto di padre Aristide. «È stato in luoghi selvaggi e primitivi e ha bonificato il demone di malattie come la lebbra… Ha testimoniato l’amore di Dio verso i suoi figli, a partire da quelli più poveri ed emarginati, attraverso la sua comunione con Gesù… Il suo apostolato appassionato ci fa conoscere quanto fosse unito al Signore». E l’invito finale: «Raccomandiamoci a padre Aristide e imitiamo quello che ha fatto lui: coltiviamo la preghiera contemplativa, che poi fa nascere la passione per gli altri».

La Messa è stata concelebrata, tra gli altri, dai padri del Pime Ferruccio Brambillasca (Superiore generale), Giovanni Musi e Claudio Corti, da monsignor Antoine Hérouard (Rettore del Pontificio Seminario Francese, in rappresentanza dell’Arcivescovo di Parigi), da monsignor Angelo Pirovano della Segreteria di Stato e da don Giovanni Afker, responsabile della Comunità pastorale Sant’Eufemia di Erba.

Proprio il saluto di don Afker ha aperto la celebrazione: «Andare nel mondo o, oggi, accogliere il mondo: è la testimonianza straordinaria di monsignor Pirovano che, prima ancora di andare in Brasile, a Macapà, e successivamente fra coloro che erano considerati “scarti”, a Marituba, seppe essere nella nostra città, durante la seconda guerra mondiale, capace di fraternità attiva oltre gli schieramenti. Possiamo riconoscere in lui un profeta della “Chiesa in uscita”, radicata su Pietro, ma capace di aprirsi alle sofferenze di ogni uomo… Chiediamo al Signore di essere a nostra volta, sulla strada di questo nostro illustre concittadino: il suo ricordo sostenga il nostro impegno alla coerenza».

Nella parte conclusiva della celebrazione – animata dagli stessi erbesi sia nella parte liturgica, sia in quella musicale, col concorso vocale di diverse cantorie del territorio – ha invece preso la parola il Sindaco di Erba Marcella Tili, che ha invitato a ricordare l’opera di padre Aristide come «esempio di grande bontà e umanità, tanto profonda da farci superare la naturale tendenza ad affrontare i fatti della vita con il cinico egoismo che sovente ci contraddistingue. Quello che faceva era tanto, ma è come lo faceva che lo rendeva unico. Ricordiamoci di questo nei momenti bui e difficili della nostra esistenza. C’è sicuramente qualcuno da qualche parte che ci porterà l’aiuto di cui necessitiamo. Questo è stato il suo insegnamento: facciamone tesoro».

Significativo anche il saluto conclusivo della presidente degli Amici di monsignor Pirovano Enrica Sangiorgio Cavenaghi: «Gli eventi di questi giorni sono motivo di ulteriore sprone a proseguire la nostra azione, in particolare a favore della missione di Marituba. Ma ci incoraggiano anche a perseverare negli sforzi per promuovere la causa di beatificazione di padre Aristide… Sappiamo che il riconoscimento ufficiale della sua santità deve giustamente sottostare ai tempi e ai modi opportunamente stabiliti dalla Chiesa. Ma siamo certi che, perché questo accada, potremo contare sul sostegno e sulla preghiera di tutte le persone oggi presenti nella Basilica di San Pietro».