Quando il bene dei ragazzi è messo al primo posto è facile trovare un punto di equilibrio che generi alleanze costanti e durature anche fra soggetti educativi molto diversi. Il rapporto, spesso difficile, fra l’oratorio e le famiglie è stato messo a tema durante l’Assemblea degli oratori 2011 dal titolo “Insieme aperto” che si è tenuta sabato presso il Seminario di Seveso. L’orizzonte che ha portato alla scelta del tema dell’alleanza educativa fra l’oratorio e le famiglie è naturalmente la preparazione al VII Incontro Mondiale delle Famiglie di Milano 2012, inserito nel bisogno di chiarimento che spesso emerge quando le famiglie attraversano le porte degli oratori.
In questa edizione dell’Assemblea indetta dalla Fondazione Oratori Milanesi (Fom), c’erano molti genitori insieme ai responsabili degli oratori, agli educatori e ai membri dei consigli d’oratorio. Insieme si è cercato di tracciare alcuni elementi chiave che possano aiutare da un lato l’oratorio a supportare il primario impegno educativo delle famiglie e dall’altro le famiglie a promuovere l’oratorio come luogo di socialità e di crescita insostituibile per i loro figli.
I lavori sono stati aperti da monsignor Severino Pagani, Vicario episcopale per la Pastorale giovanile diocesana e presidente della Fom. La sua riflessione, inserita nell’ambito della preghiera iniziale, ha delineato l’orizzonte in cui ogni intervento educativo si pone: accogliere la normale preoccupazione per i figli e colmarla con una proposta di vita aperta alla speranza sono la strada e il terreno comune in cui l’oratorio e le famiglie possono ritrovarsi.
Due domande, nel segno della reciprocità, hanno guidato le riflessioni della mattinata: «che cosa chiede e che cosa può dare l’oratorio alle famiglie e, viceversa, che cosa chiede e che cosa può dare la famiglia all’oratorio». A quest’ultima hanno dato una risposta i responsabili diocesani del Servizio per la Famiglia, Francesca Dossi e Alfonso Colzani: «Le famiglie hanno bisogno dell’oratorio come luogo di bellezza e di vitalità; non solo un posto “sicuro” per i propri figli, ma un’opportunità che richiami soprattutto i genitori a tenere alta l’attenzione sul proprio compito educativo. L’oratorio può essere uno spazio in cui sono possibili lo scambio e il confronto alla pari fra adulti, in una reciprocità in cui genitori e responsabili d’oratorio e educatori possono imparare gli uni dall’ascolto degli altri».
Lo sguardo dell’oratorio nei confronti delle famiglie è stato brillantemente delineato da don Marco Mori, presidente del Forum Oratori Italiani e direttore dell’Ufficio Oratori della diocesi di Brescia: «Prima di tutto l’oratorio chiede di poter rimanere oratorio, di non confondersi con la famiglia, ma di avanzare un processo educativo differente e complementare. L’oratorio chiede alle famiglie di calibrare la propria vita sui problemi vitali, riducendo il rischio di rimanere succube dei propri bisogni. L’oratorio si affianca alle famiglie nel ridare alla casa il significato delle relazioni, aiutando i ragazzi al senso della realtà e all’apertura e al dialogo verso l’altro che, certamente, riporteranno e rivivranno in famiglia».
Centrali nell’Assemblea degli oratori sono sempre i lavori di gruppo. Quest’anno hanno preso in considerazione le «distanze» fra l’oratorio e le famiglie, che possono tramutarsi in «vicinanza» mettendo in pratica lo stile dell’accoglienza, dell’ascolto, di esperienze informali che creano relazione. «L’oratorio e la famiglia hanno bisogno l’uno dell’altra – ha concluso don Samuele Marelli, direttore della Fom -. Non è possibile una pastorale dei ragazzi senza la famiglia. L’oratorio senza la famiglia rischierebbe di essere depotenziato o di sostitursi o sovrapporsi a essa. D’altra parte la famiglia senza l’oratorio rischierebbe di chiudersi in se stessa».