Il genio di Michelangelo, di una persona umana, proprio come noi, soffio di Bellezza donato a tutta l’umanità nei secoli, è stato unito indissolubilmente con il soffio, con lo Spirito Santo, il dono che, passando per le menti e i cuori dei cardinali elettori ci ha portati oggi a guardare il volto di colui che, in questi ultimi giorni, abbiamo tanto atteso.
Ha scritto Benedetto XVI: «So bene come eravamo esposti a quelle immagini nelle ore della grande decisione, come esse ci interpellavano, come insinuavano nella nostra anima la grandezza della responsabilità. La parola “con-clave” impone il pensiero delle chiavi, dell’eredità delle chiavi lasciate a Pietro. Porre queste chiavi nelle mani giuste: è questa l’immensa responsabilità in quei giorni».
Tutti i cardinali hanno giurato il silenzio ponendo la mano sul Vangelo e, davanti a loro, avevano il Giudizio Universale per richiamarli a una decisione che si inserisse in quel flusso che, dalla storia di noi umani, sempre aggrovigliata e tormentata, si giungesse a quell’approdo in cui tutto sarà chiaro nel segno del Misericordioso Padre.
Giona si stagliava ai loro occhi, non fu facile per lui discernere e accettare la missione affidatagli, il profeta esprime così pienamente tutta la fatica di chi cerca Dio ma, nel contempo, si ritrova alle prese con se stesso e con tutti i dilemmi che conseguono.
Non è troppo difficile intuire lo stato d’animo del prescelto, il cardinale Bergoglio, argentino, senza per questo cadere in funambolismi romantici, anche se conosciamo la sua tempra umana, messa alla prova da una lunga vita spesa al servizio di Dio, dall’annuncio della Sua Parola, dalla custodia del gregge, tuttavia un salto al vertice, avrà suscitato “timore e tremore”.
Ringraziamo Papa Francesco per aver accettato, magari avendo compiuto dentro di sé lo stesso percorso di Giona, ma avendo poi aperto le mani per accogliere e stringere quelle chiavi.
Abitualmente le chiavi a noi servono per tutelare la nostra casa, una cassetta di sicurezza, la nostra vettura. Le teniamo come saldo possesso, da cui non ci distacchiamo. Così facendo chiudiamo l’accesso a tutti, tranne a chi noi vogliamo e con cui vogliamo compartecipare i nostri beni.
Il nostro Papa Francesco, fresco fresco di nomina e di grandi emozioni interiori, con il con-clave, che si è espresso eleggendolo, ha quelle chiavi che, da Pietro nel lungo inanellarsi dei Papi nei secoli, è giunto fino a noi. Non chiudono dimore, cassette con beni preziosi, vetture di lusso, sono chiavi la cui origine è divina, chiavi che schiudono il Regno dei cieli e già, da qui, dalla nostra storia, vogliono richiamarci non a quanto la tignola e la ruggine consumano ma a quanto è imperituro: il volto di Dio.
Ora l’attesa è compiuta, conosciamo il nome d’origine e il nome che ha voluto scegliere per qualificare tutto il tempo che gli è donato per il suo pontificato, nel simbolo quindi ritroviamo il grande messaggio di Francesco: pace e unità, nella Chiesa, nell’umanità, nei cuori di tutti. Le chiavi sono nelle sue mani.
Che cosa ci attendiamo dal Papa? Semplicemente tutto. Senza eccezioni.
Tutto e integro l’ascolto della Parola.
Tutto e integro l’annuncio della Buona Novella.
Tutto e integro il desiderio di salvezza per tutti.
Tutto e integro l’impegno per la pace fra i popoli.
Tutto e integro il sollievo al grido dei poveri, degli emarginati, degli oppressi.
Da parte nostra non potrà che esserci una risposta quotidiana che il “tutto e integro” diventi pane quotidiano, impegno di risposta fattiva e costruttrice, ascoltando e mettendo in pratica, quanto colui che, pur rimanendo semplicemente persona umana, è stato investito di un compito grande che può diventare lieve solo per grazia di Dio e per l’aiuto di noi stessi, con intensa preghiera e reale collaborazione.
Al di là di ogni propensione personale, di ogni idea, per chi crede un aspetto è fondamentale ed è quello della fede che, nel volto di Papa Francesco, ci fa vedere il Volto di Gesù Cristo che guida il suo gregge nei meandri del divenire.
Lo Spirito sorprende perché indica quelle vie che non sono le vostre vie, proprio per indurre credenti e pensanti, tutta l’umanità, ad abbandonare schemi di esistenza legati a quanto è futile, transitorio, per rivolgerci a una concezione di vita che conservi sempre il senso e il gusto del pellegrinaggio.
L’entusiasmo dell’avvio, la folla che plaude dovrà tradursi in posture e opzioni ben precise se vorrà rispondere, insieme, alla Parola evangelica e farla diventare dono per tutti i cercatori di Dio, consapevoli o inconsapevoli essi siano.
Quali che siano gli eventi che segneranno il pontificato di Papa Francesco, la barca di Pietro non mancherà di un nocchiero che si sa secondo, perché il primo è, sempre e comunque, Cristo Signore, Risorto.