Con la celebrazione penitenziale riservata ai giovani si è conclusa la seconda giornata del pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Nei confessionali (in realtà più informali panche di legno) al vertice dell’Esplanade, 26 tra vicari e sacerdoti ambrosiani. Di fronte a loro, più di 100 ragazzi che prestano servizio come volontari con gli ammalati.
I giovani sembrano affascinati da Lourdes. Forse «perché qui – ha detto il cardinale Scola – la questione del senso della vita si pone a ogni età. Anche i ragazzi, che sono naturalmente più portati a porsi la domanda, ma altrove la tengono sottotraccia, la affogano, a Lourdes invece la affrontano perché la trovano di fronte a sé». Lourdes è un’esperienza «forte e semplice – ha proseguito l’Arcivescovo di Milano -. Qui si va all’essenziale, mentre altre volte proponiamo ai giovani iniziative complicate, difficili da comprendere e a volte anche artificiali. Lourdes è semplice e reale».
Sono centinaia i ragazzi impegnati nel servizio di assistenza ai malati. Giovani e giovanissimi, qualcuno neanche maggiorenne. Arrivano con le associazioni: Unitalsi, Cvs e soprattutto Oftal. E per una settimana vivono in simbiosi con le persone che sono loro affidate, spesso anche casi difficili e faticosi che affrontano con la freschezza della gioventù. Racconta Laura, 21 anni: «Tiriamo risciò, spingiamo sedie a rotelle, imbocchiamo gli infermi, sosteniamo gli invalidi nel cammino. Insomma, quello che c’è da fare per accompagnare i pellegrini da Maria». Con una pazienza e un affetto che stupiscono e non possono lasciare indifferenti. «È la terza volta che vengo da volontaria a Lourdes e ogni volta, qui, sento qualcosa che non riesco a descrivere, ma che mi chiede di tornare anche l’anno successivo».