Novanta siriani, arrivati nei giorni scorsi alla Stazione Centrale, passeranno la notte di oggi (venerdì 18 ottobre) al centro di via Novara gestito, in convezione con il Comune, dalla cooperativa Farsi Prossimo promossa da Caritas Ambrosiana. Altri 150 saranno invece accolti nella struttura comunale di via Albini gestita dalla Fondazione Progetto Arca. Questa è la soluzione individuata dal Comune che sottoscriverà una convenzione con la Prefettura per affrontare l’emergenza dopo il primo soccorso offerto nei giorni sorsi in Stazione Centrale grazie all’unità di crisi composta da Caritas Ambrosiana, Fondazione Progetto Arca, Comunità di Sant’Egidio, Giovani Musulmani, Medici volontari, Protezione civile.
Da questa mattina operatori e volontari di Caritas stanno raccogliendo materassi, lenzuola, cuscini per arredare la struttura di via Novara che sarà riaperta questa notte.
Nel frattempo anche oggi i profughi hanno utilizzato le docce e la lavanderia del Rifugio Caritas di via Sammartini, ex Rifugio di Fratel Ettore che si trova proprio sotto la stazione centrale. In due giorni già 70 persone hanno potuto usufruire dei servizi del centro che non ha potuto però dare loro ospitalità perché i 60 posti di cui dispone sono già tutti occupati da altri utenti. Presso il Rifugio i volontari della Caritas già da l’altro giorno hanno distribuito coperte e kit igienico sanitari.
«Senza un piano nazionale la situazione rischia di diventare esplosiva. Prevediamo che altri profughi arriveranno a Milano, ma anche nelle altri grandi città del Nord Italia. Come era già successo due anni fa con i nordafricani, anche in questo caso queste persone non intendono fermarsi in Italia, ma al momento sono bloccate nel nostro Paese dalle normative europea sull’asilo», osserva il vicedirettore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, che anche oggi ha partecipato al vertice convocato in stazione Centrale dagli assessori alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, e alla Sicurezza, Marco Granelli.
I margini offerti dalle normative europee sono il vero nodo, senza sciogliere il quale, è impossibile pianificare un piano di accoglienza a lungo termine che non si limiti alla sola emergenza umanitaria. «La situazione è molto complessa – ammette don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana -. Queste persone, in gran parte, vogliono raggiungere parenti e amici sparsi in Europa e quindi non hanno alcun interesse a chiedere aiuto e protezione nel nostro Paese, perché sanno che, se dovessero presentare domanda di asilo da noi, in virtù degli accordi di Dublino sui rifugiati politici, qualora fossero intercettate fuori dai confini italiani, verrebbero rimandate indietro».
Proprio questa situazione, paradossalmente, ha alimentato il malaffare. «Ci risulta che ci siano sfruttatori che in questi giorni si sono fatti avanti per offrire ai profughi che bivaccavano in stazione Centrale passaggi in auto per passare la frontiera. Sono viaggi, anche molto costosi, che non portano da nessuna parte, perché quando i profughi vengono intercettati dalle autorità di polizia straniere vengono respinti di nuovo in Italia», sottolinea Davanzo.