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Vallassina

«Non fondiamo la nostra vita cristiana sulla ripetizione meccanica dei gesti,
ma passiamo dalla convenzione alla convinzione»

L’Arcivescovo in visita ad Asso si è recato anche a Caglio per portare gli auguri personali e di tutta la Diocesi al sacerdote più anziano, don Piero Arrigoni: il 3 giugno ha festeggiato i 75 anni di ordinazione sacerdotale e il prossimo 18 dicembre raggiungerà il secolo di vita

di Enrico VIGANÒ

21 Giugno 2014

La Vallassina – la valle solcata dal primo tratto del Lambro che da Canzo si estende per tutto il Triangolo Lariano fino a Oliveto Lario – ha atteso in questi giorni con tanta speranza e immensa fiducia la visita del suo Arcivescovo. E ieri il Cardinal Scola ha risposto a tanto attesa, portando ai quindici mila fedeli del Decanato di Asso l’invito a “radicalizzare l’amore, come ci ha insegnato Gesù nel Vangelo” e a “passare dalla convenzione alla convinzione nel testimoniare la propria fede”.

Prima di giungere ad Asso, l’Arcivescovo ha voluto recarsi a Caglio, nella Comunità Pastorale Madonna di Campoè che raggruppa i tre paesi dei “Monti di sera”, Caglio, Rezzago e Sormano, per portare gli auguri personali e di tutta la diocesi al sacerdote più anziano del clero ambrosiano, don Piero Arrigoni, che il 3 giugno ha festeggiato i 75 anni di ordinazione sacerdotale e il prossimo 18 dicembre raggiungerà il secolo di vita.

Ad Asso, il card. Scola è stato accolto in oratorio dai ragazzi del Grest, da Vicario Episcopale Mons. Maurizio Rolla, dal decano don Virginio Resnati e dal prevosto di Asso, mons. Massimo Gaio. Dalla chiesa del Santo Crocifisso si è snodata la processione fino alla Chiesa parrocchiale di Giovanni Battista, dove il cardinale, prima della S. Messa, ha ricevuto il saluto del prevosto a nome anche dei dodici sacerdoti del decanato. Mons. Gaio ha ricordato come negli anni scorsi, prima che diventasse Arcivescovo di Milano, il card. Scola “aveva amministrato la Cresima ad alcuni adolescenti in questa chiesa. Ed ora torna come nostro pastore e padre. Eminenza, che questa sua visita consoli i nostri cuori e risvegli in noi un nuovo fervore per la vita cristiana”.

“Salendo per i tornanti di questa valle meravigliosa – ha detto poi Scola nell’omelia – pensavo come questi luoghi siano stati abitati già migliaia di anni fa. Ora trovo nella Lettura del libro del Siracide una bella corrispondenza: Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece tornare. Fin dalle origini Dio pensò all’uomo. Lui ci ha creati. Come ognuno di noi è stato aspettato dalla nostra mamma e dal nostro papà, così ciascuno di noi è stato pensato sin dall’inizio. Dio ci ha fatto a sua immagine e questo vuol significare che tra Dio e ciascuno di noi c’è un rapporto di somiglianza”. Ma questo rapporto di somiglianza non ci deve portare a chiuderci in noi, ma “ad aprirsi agli altri – ha continuato l’Arcivescovo – E’ indispensabile un rapporto d’amore, di scambio positivo tra di noi, tra di voi tutti fedeli della Vallassina.

“E’ una pagina dura, molto dura questa che abbiamo ascoltato – ha poi sottolineato il cardinale riflettendo sul contenuto dell’Epistola di S. Paolo ai Romani – ‘Gli uomini sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria di Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile…’. E per questo Dio li ha abbandonati. Hanno adorato le creature invece del Creatore. Ecco le conseguenze di chi dimentica Dio: si diventa depravati e si commettono azioni indegne… Si finisce per essere colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, malizia….”. Ma in questa situazione di peccato, il Vangelo ci indica la via di uscita. “Gesù non ci condanna con termini duri come fa Paolo – ha aggiunto Scola – ma ci riapre la possibilità, e spalanca le sue braccia verso tutti: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre Vostro che è nei Cieli, egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni… Ecco la bontà di Dio: ama tutti e perdona tutti. Impariamo anche noi a camminare insieme, come ci stanno dando l’esempio in questi giorni i 400 mila nostri ragazzi del Grest della nostra diocesi. Non fondiamo la nostra vita cristiana sulla ripetizione meccanica di certi gesti, ma lasciamoci coinvolgere, passando, come ho scritto nella lettera pastorale “Il Campo è il mondo”, dalla convenzione alla convinzione”. “Poco fa – ha concluso – ho incontrato a Caglio don Piero, il quale mi ha detto: Sto passando i giorni più belli della mia vita: anche se le forze fisiche vengono sempre meno, tuttavia il mio cuore può aprirsi per accogliere tutti e a pregare per tutti’. Invito, quindi, a pregare al mattino e alla sera, perché è nella e con la preghiera che impariamo a vivere la carità più intensamente”.

Al termine della S. Messa, il cardinale si è incontrato per una cena frugale e fraterna con i sacerdoti del decanato nella canonica di Asso.