“Dal catenaccio al contropiede – secondo tempo”: anche quest’anno è stata scelta la metafora calcistica per la “Due giorni” del 20 e 21 febbraio presso il Seminario di Seveso, indirizzata ai vicari di Pastorale giovanile (Pg) e a tutti quei sacerdoti interessati a un confronto sulla realtà giovanile. L’iniziativa, organizzata dalla Formazione permanente del clero, insieme al Vicario episcopale della Zona I e al “Tavolo dei 21” (che riunisce i responsabili di Pg dei Decanati della città di Milano), ha come tema “Il prete e le relazioni con i giovani”.
«L’anno scorso – spiega don Andrea Regolani, responsabile del “Tavolo dei 21”- abbiamo puntato i riflettori sui giovani, ora vorremmo interrogarci su noi preti». L’atteggiamento è sempre lo stesso: uno sguardo positivo e propositivo sul mondo giovanile. «Vogliamo continuare la partita uscendo dal catenaccio e impostando un contropiede – continua don Regolani – abbandonando dunque il gioco tutto in difesa e schierandoci noi preti all’attacco, cercando di metterci in discussione e fare luce su noi stessi, per poi rilanciare il gioco con altri strumenti, altri approcci».
Non è costruttivo continuare a pensare alle relazioni con i giovani come a una partita persa, sottolineando sempre i vuoti lasciati dai ragazzi negli oratori e nelle comunità; in ogni parrocchia ci sono anche tante risorse, di ciò sono convinti gli organizzatori. «Ma lo scopo di questa “Due giorni” – precisa don Regolani – non è tanto quello di affinare una strategia pastorale, quanto di scoprire letture differenti e complementari sul mondo giovanile e sul nostro modo di relazionarci ad esso, che ci aiutino a raccogliere spiragli, aperture e possibilità».
La “Due giorni”, che prevede un momento di riflessione biblica, a cura di don Pierantonio Tremolada, un momento “esistenziale e psicologico” con don Angelo Cavenago e uno più pastorale, tenuto da don Marco Bove, vedrà i sacerdoti protagonisti attivi della loro stessa formazione. Poiché il prete è per definizione un uomo di relazione, don Tremolada, responsabile della Formazione permanente del clero, aprirà i lavori presentando alcuni spunti di riflessione sul modo di relazionarsi di Gesù, così come è raccontato nelle Sacre Scitture.
«Il Vangelo per sua natura chiama in causa le relazioni – spiega don Tremolada – la salvezza che annuncia è una modalità nuova di relazionarsi. Gesù stesso non si sottrae alle persone, cerca di intercettare i desideri e i bisogni di coloro che incontra, ama entrare nelle case, non sta mai fermo in un posto». Ecco che allora anche i preti, sull’esempio di Gesù e in modo particolare nelle relazioni con i giovani, devono cercare di raggiungere i ragazzi là dove la loro vita si svolge, devono intercettare i loro interrogativi, i loro problemi e le loro speranze, riuscendo a comunicare a tutti la bellezza del proprio essere. «Questo è l’Evangelo, la bella notizia», conclude don Tremolada.