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Roma

Montini beato: «Una forte esperienza di Chiesa di popolo»

In una piazza San Pietro gremita e inondata di sole, Papa Francesco ha presieduto la Messa con il Rito di Beatificazione di Giovanni Battista Montini, concelebrata dal cardinale Scola. Oltre tremila i pellegrini ambrosiani presenti, arrivati fino dalle prime ore del mattino

di Annamaria BRACCINI

19 Ottobre 2014

Chissà se, da lassù, il beato Montini, guardando una piazza San Pietro splendida sotto il sole, vede ancora la “sua” Chiesa, quella ambrosiana confusa tra le tante altre Chiese locali, a dire l’universalità del popolo di Dio, che gli fu così caro per il suo intero Pontificato.
Se, infatti, la “forte esperienza di Chiesa di popolo”, riferita appunto al Ministero nella nostra Diocesi, fu la sua, come si dice nella biografia proclamata in apertura della Celebrazione, questa stessa è anche oggi la nostra.
Quella dei tremila pellegrini – ma paiono molti di più – che fin dalle otto del mattino si affollano ai varchi del colonnato del Bernini. Sono le dieci in punto quando fa il suo ingresso il papa emerito, Benedetto, salutato da un caldo applauso della gente, mezz’ora esatta più tardi, nella lunga e solenne Processione di ingresso dall’interno della Basilica, entra sul sagrato Papa Francesco, tra i concelebranti a lui vicini è il cardinale Scola.
Ancora pochi minuti e alle 10.48 si scopre, tra gli applausi, il grande arazzo che, posto come tradizione, sulla facciata di San Pietro, rende vivacemente la figura di un Paolo VI nel suo tipico gesto di accoglienza benedicente e quasi affettuosa con le braccia aperte verso il mondo.
Poi, la consegna della reliquia – la maglia intrisa di sangue che il Santo Padre ora beato, indossava al momento dell’attentato durante il suo viaggio Apostolico a Manila nel 1970 – che viene presentata da suor Giacomina Pedrini, della Congregazione di Maria Bambina, l’ultima delle religiose che furono accanto a Paolo VI. Alcuni milanesi, tra cui la storica Giselda Adornato, consultore della Causa di Beatificazione, pongono invece dei fiori presso la reliquia, racchiusa in un prezioso reliquiario, opera della Scuola del Beato Angelico di Milano.
Così come sono otto i seminaristi ambrosiani tra i ministranti e gli assistenti, e ottanta nel coro. Milano e la Lombardia, insomma, sono presenti in forze anche con i rappresentanti istituzionali, dal governatore Maroni al vicesindaco di Milano, De Cesaris, ai rappresentanti della Provincia. Ai piedi della scalinata del sagrato c’è il grande e storico Gonfalone con l’effigie di Sant’Ambrogio posto di norma nella Sala Alessi di Palazzo Marino, vicino a quelli della Regione Lombardia e della Provincia di Milano, ma fa bella mostra di sé anche lo stendardo di Motta Campodolcino, “Madonna di Europa”, la grande statua consacrata nel 1958, vicino alla casa Alpina delle Acli, proprio dall’Arcivescovo Montini come segno di riconciliazione tra i popoli.
E al grazie del cuore, che sale dalla folla, dà voce il Papa nella sua omelia laddove, approfondendo una delle più note pagine evangeliche – Matteo 22, 21 – parla di un Signore che «sempre ci fa nuovi, che non ha paura delle novità, che continuamente ci sorprende», che è «nostra vera forza, contro il pessimismo che ci propone il mondo, permettendo ai cristiani di guardare alla realtà futura per vivere pienamente la vita e rispondere alle sfide nuove». Il pensiero è per il Sinodo straordinario sulla Famiglia, chiuso proprio dalla Messa con il rito della Beatificazione montiniana.
«Sinodo dei Vescovi che è emblema di collegialità», sottolinea Bergoglio, così come lo volle Paolo VI, istituendolo nel 1965.
«Timoniere del Concilio, grande papa e coraggioso cristiano, instancabile apostolo», lo definisce Francesco che aggiunge: «nostro caro e amato Paolo VI, grazie per la tua profetica e umile testimonianza, davanti a Dio non possiamo che dire una parola tanto semplice, quanto sincera: grazie».
Gli applausi che per ben due volte sottolineano questo passaggio sono come il suggello del momento di fede che migliaia e migliaia di pellegrini italiani e stranieri respirano in piazza San Pietro e le molte altre migliaia collegate in Galleria di Milano e con le dirette on line, televisive e radiofoniche, stanno vivendo anche in terra ambrosiana.
In conclusione, nell’Angelus, dopo il saluto tra gli altri, fra i primi, agli ambrosiani – che si fanno sentire dalla piazza, sventolando i loro fazzoletti rossi -, il ricordo del Papa è ancora tutto per il predecessore Montini nel giorno in cui ricorre anche l’ottantesima Giornata Missionaria Mondiale: «Strenuo sostenitore della missione ad Gentes come testimonia la sua Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi; Pontefice devoto a Maria Madre della Chiesa a cui il popolo cristiano sarà sempre grato», dice quasi in preghiera.
Ormai è passato mezzogiorno, ma i pellegrini non sembrano voler lasciare San Pietro: Papa Francesco saluta i concelebranti – intenso l’abbraccio con l’Arcivescovo – percorre più volte la piazza e alza lo sguardo allo stendardo da cui pare vegliare il beato Montini.