«I cristiani non cercano la vittoria della propria parte. Possono essere, di volta in volta, maggioranza costruttiva o minoranza perseguitata, ma ciò cui sono chiamati è solo l’essere presi a servizio del disegno buono con cui Dio accompagna la libertà degli uomini». Queste parole tratte dalla Lettera pastorale del nostro Arcivescovo sono un ottimo commento al recente viaggio di papa Francesco in Terra Santa.
Uomo di Dio, armato della sola speranza che la fede gli genera, è riuscito a dire parole e compiere gesti che stanno segnando in modo forte la storia. Il viaggio del Papa può essere assunto come una bella esemplificazione di quanto la Lettera pastorale ci ha chiesto di verificare e di vivere con maggiore intensità. «Il campo è il mondo»: papa Francesco ce lo ha mostrato con semplicità e coraggio, capace di concentrarsi sul seme buono e sul suo frutto, e attento a non lasciarsi distrarre dalla zizzania che i nostri occhi abitualmente vedono per prima.
La rubrica che ci ha accompagnato durante tutto l’anno è giunta al termine. Il cammino percorso ci ha consentito di riprendere e sottolineare i punti salienti della proposta pastorale del nostro Arcivescovo, per sminuzzare e richiamare nella vita di tutti i giorni i passi richiesti, le conversioni a cui ci richiamava. Questo momento finale intende rilanciare l’invito che ci fa la Lettera: a non considerare il futuro come soltanto il luogo della minaccia e della paura, ma a guardarlo con gli occhi della virtù “bambina”, della speranza. «L’Europa è stanca e affaticata, ma il suo campo non è deserto. Alcuni germogli vitali tenacemente resistono – ci ricorda il cardinale Scola -. In questa prospettiva i nuovi orientamenti della società plurale sono da considerare, più che una minaccia, una opportunità per annunciare il Vangelo dell’umano. In questo modo intende guardarli la Chiesa ambrosiana».
Termina l’anno pastorale, ma non termina il cammino. La proposta avanzata dalla Lettera intende guidarci anche nel prossimo anno pastorale, ricco di eventi unici a cui siamo chiamati a prepararci: il Sinodo sulla famiglia, la beatificazione di papa Paolo VI, l’Expo 2015, il convegno della Chiesa italiana. A questi eventi è utile arrivare capaci di quello sguardo con cui si chiude la parola del Cardinale: «Per questo sono convinto che Milano ha futuro, ha la sua originale parola da dire al Paese, nel cammino dei popoli non solo europei. Forse per il momento la sua voce è solo un balbettìo, ma la speranza non è – come diceva Charles Péguy – la “virtù bambina”?».
Da Avvenire, 31/05/14