Una serata emozionante. Non ci sono altri termini per descrivere ciò che è successo giovedì 8 maggio in piazza Duomo. In un’ora e mezza si sono succeduti sul palco l’Arcivescovo, cardinale Scola, musicisti, attori, cantanti e testimoni.
È l’Arcivescovo ad aprire la serata e ad accogliere gli oltre 30 mila spettatori presenti. Da quel momento, seguendo un programma molto ben congegnato per la regia di Andrea Chiodi, le emozioni si sono succedute grazie alla partecipazione di tutti i protagonisti e di un pubblico particolarmente silenzioso, attento e rapito da ciò che stava accadendo sul palco.
La FuturOrchestra e il Coro Song, giovanissimi artisti diretti in maniera impeccabile da Alessandro Cadario, sono riusciti magicamente nell’impresa, affatto semplice, di sottolineare i 21 quadri in scaletta. Impossibile stilare una classifica dei momenti più intensi: ciascuno per suo conto ha interpretato la parte al meglio. Ciononostante, a livello personale, le suggestioni più forti sono arrivate dall’interpretazione dell’Ave Maria di Schubert di Vittorio Grigòlo, il più amato e acclamato tenore italiano, giunto appositamente da New York dove ha interpretato la Bohème al Metropolitan, e dal duetto dello stesso Grigòlo col giovane cantautore Marco Sbarbati, da poco scoperto da Caterina Caselli, in una bellissima interpretazione di Hallelujah di Leonard Cohen.
Ma a tutti va il plauso e il ringraziamento per un’esperienza indimenticabile: dai giornalisti Massimo Bernardini e Michele Brambilla al soprano Ivanna Speranza, dalle attrici Pamela Villoresi e Stefania Pepe allo scrittore Luca Doninelli, dagli attori Matteo Bonanni e Massimo Popolizio alla signora Gemma Capra Calabresi (particolarmente emozionante il suo intervento), dal cantautore Davide Van De Sfroos a Giacomo Poretti, grande comico e attore.
Milano meritava uno spettacolo del genere e merita di averne altri nel prossimo futuro. (a.t.)