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Commento

Milano diventi più grande
delle proprie paure

L’invito della Lettera pastorale: soprattutto nei momenti di maggiori difficoltà, è utile ricordare ciò che di grande e bello si può fare quando si lavora uniti a servizio del bene comune

di Alessandro ROSINA Docente di Demografia sociale all’Università Cattolica

29 Settembre 2013

La Lettera pastorale dell’Arcivescovo di Milano Il Campo è il Mondo. Vie da percorrere incontro all’umano , si apre con una immagine fiera e solida: «Ogni mattina, alzando gli occhi sul nostro Duomo, non posso evitare il contraccolpo della sua imponente bellezza». Soprattutto nei momenti bui, di maggiori difficoltà, quando aumenta lo sconforto e sembra che le forze della disgregazione possano prendere il sopravvento, è utile richiamare alla mente ciò che di grande e bello è stato possibile fare quando si è lavorato uniti a servizio del bene comune. È utile sollevare lo sguardo sopra il campo e riconoscere che, oltre alla zizzania, ci sono piante rigogliose che crescono e semi nuovi pronti a germogliare, se si torna a coltivare con cura e attenzione.

Non c’è dubbio che stiamo vivendo oggi un passaggio storico difficile, e meno che in altri momenti simili in passato è chiaro cosa ci aspetta alla fine. La crisi si è allargata ed è scesa in profondità. Si è fatta sempre più pesante dal punto di vista materiale, ma sta intaccando sempre più anche la fiducia nelle proprie capacità e mettendo in sofferenza le relazioni umane.

Mancano non solo strumenti per fronteggiare le difficoltà del presente ma anche, e forse di più, punti di riferimento concettuali e valoriali per capire come sta cambiando la realtà in cui viviamo e quale ruolo di attori positivi possiamo ritrovare in essa. La Lettera pastorale del cardinale Scola – con il suo contenuto di riflessione sui cambiamenti in atto e il suo caloroso incoraggiamento a riscoprire con orgoglio e consapevolezza i valori forti e le energie positive che questa città ancora possiede – arriva al momento giusto per ritrovare motivazioni e slancio per ripartire.

Non in modo ingenuamente ottimistico, ma guardando direttamente in faccia la realtà, rinunciando a vecchie certezze, accettando di rimettersi in discussione di fronte ai grandi cambiamenti, riconoscendo quello che non funziona, ma guardando anche a ciò che di buono continua a esserci, sostenendo la capacità di fare e il gusto di creare mai venuti meno, rilanciando le eccellenze che ancora connotano in modo specifico la metropoli ambrosiana nel mondo.

Ma anche con l’intelligenza di assecondare alcuni mutamenti positivi di fondo che la crisi stessa può favorire. Si può reagire alle difficoltà della crisi o alle sfide di una società aperta e plurale, chiudendosi in se stessi o, all’opposto, cogliendo le opportunità di innovare i modi di condividere e collaborare. Nel mondo del lavoro la diversità etnica, culturale, di genere e di età è sempre più considerata come un elemento positivo che restituisce valore sul piano umano e aumenta la produttività. Nella società la sfida dell’immigrazione deve diventare occasione per rinnovare lo sguardo verso l’altro, di rafforzare la capacità di dialogo, di mutuo riconoscimento e arricchimento reciproco. La collaborazione tra generazioni è un altro importante esempio di risposta positiva ai cambiamenti in corso che la crisi può favorire, se incoraggiata con adeguate politiche sociali. La stessa solidarietà “attivante” dimostrata dal Fondo Famiglia-Lavoro costituisce un forte segnale della solidità dell’amicizia civica che la città ambrosiana sa esprimere.

In definitiva la Lettera pastorale invita a considerare, con fiducia e in modo lungimirante, i cambiamenti e i nuovi orientamenti come un’opportunità per migliorarci, sviluppando «tutte le dimensioni dell’uomo nuovo senza temere il futuro». L’imponenza e la bellezza del Duomo stanno lì a dimostrarci che quando c’è il contributo di tutti Milano sa farsi grande agli occhi del mondo.