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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Anniversario

70 anni fa le prime Messe in TV

Il settantesimo dell’inaugurazione ufficiale delle trasmissioni della Rai, iniziate il 3 gennaio 1954, è anche l'occasione per ricordare la trasmissione televisiva della Santa Messa, che ebbe inizio proprio a Milano. Le riflessioni per l'oggi.

di Massimo PAVANELLO

3 Gennaio 2024

Quest’anno la Rai, radio televisione italiana, celebra un anniversario importante: il settantesimo dell’inaugurazione ufficiale delle trasmissioni. Era il 3 gennaio 1954.

Non tutti sanno però che proprio agli albori della Tv è legata pure la prassi della trasmissione della Santa Messa. Nel caso italiano essa iniziò a Milano.

Come avvenne per la radio – in Italia furono effettuate da Torino e da Trieste, nel 1931, le prime trasmissioni regolari della S. Messa – anche per la Tv non mancarono sostenitori e oppositori di tale scelta.

La diatriba riguardava la specificità del sacramento – difficilmente piegabile a contesti che in un modo o nell’altro lo alterano – non certo lo strumento mediatico quando usato per l’annuncio evangelico.

Vi furono subito pronunciamenti ufficiali da parte dei pontefici. Vivace in particolare fu la riflessione organica attorno al decennio del Concilio Vaticano II, poi rinverdita negli anni ’90. Ma, come spesso accade in molti campi, la prassi e la giustificazione teorica non sempre camminano in sincrono. Ad esempio, al recente periodo pandemico – che ha obbligato a bulimiche celebrazioni in video – è corrisposto un anoressico approfondimento sistematico.

La Santa Messa alla televisione

Anche con l’invenzione della televisione, così come fu con la radio, la Messa trovò di fatto un suo spazio. Le prime due Messe alla tv furono celebrate nello stesso giorno e alla stessa ora: il 25 dicembre 1948. La televisione francese trasmetteva l’Eucaristia celebrata nella cattedrale di Nôtre-Dame dal card. Suhard, mentre in America si mandava in onda dalla cattedrale di San Patrizio quella celebrata dal card. Spellman (il primato però spetta a Parigi per via del fuso orario).

Rapidamente la prassi della trasmissione regolare della Messa prese piede: in Francia, in America, a Cuba, in Olanda. Si tratta quindi di una delle trasmissioni più antiche della televisione.

In Italia, nel 1953, la televisione era ancora in fase sperimentale e serviva solo il Nord. Tuttavia, già in settembre, si trasmisero due funzioni religiose da Torino in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale.

La prima Messa alla televisione però fu quella celebrata nel Duomo di Milano dal card. Schuster il 1° novembre 1953. Da allora la trasmissione fu regolarmente continuata.

In realtà, il capoluogo lombardo vanta anche un precedente che – a causa della fase di sperimentazione tecnica del mezzo – non può segnare tuttavia la data ufficiale di inizio delle trasmissioni. Resta comunque vero però che la televisione italiana trasmise la sua prima Messa nel 1952, il giorno di Natale, dalla chiesetta di San Gottardo in Corte a Milano. 

Per tornare al 1954, segnaliamo come in quella data si realizzò pure la prima Messa in eurovisione, che Pio XII avrebbe dovuto celebrare da San Pietro, se la salute glielo avesse permesso. Questo non fu possibile e quindi l’Eucaristia si celebrò a Parigi, sotto la presidenza del card. Feltin.

Un’ultima tappa significativa fu segnata nel 1967 quando da Mariazel si trasmise la Messa via satellite oltre che in Europa anche in America. Per quell’occasione i telespettatori furono 180 milioni.

Questioni ancora aperte

Le presenti righe, di taglio cronachistico, non permettono digressioni. Ma una chiosa finale dobbiamo concedercela, almeno come augurio.

Quello della trasmissione delle celebrazioni liturgiche è un argomento che ciclicamente torna nella riflessione teologica. In effetti, si è abituati a pensare che la trasmissione televisiva del culto cattolico sia un dato di fatto ormai scontato.

Molti osservatori ritengono, ad esempio, che diversi fedeli – terminati i vari lockdown, a motivo del Covid-19 – non siano tornati in chiesa proprio perché convinti che la presenza fisica ai riti fosse equiparabile a quella a distanza, pur in mancanza di stati emergenziali.

La catechesi post-pandemica, da questo punto di vista, si è attestata solo a qualche blando ammonimento. Trascurando l’opportunità di un approccio più sistematico.

Al riguardo, alcune domande sono ineludibili: i motivi che avevano giustificato la Messa alla Tv in passato, sono ancora validi? E sono identici anche per i New media? Il principale target da raggiungere, si diceva nei primi documenti, sono gli ammalati. È ancora così? Se non lo è – come evidenziano ricerche teoriche e osservazione della prassi – quale rapporto tra media e comunità parrocchiali può essere ripensato?

Il settantesimo anniversario della Rai potrebbe essere una felice occasione da cogliere anche su questo versante.