Sabato 25 luglio, alle 9.30, al Centro parrocchiale Sant’Alessandro di Barzio, è in programma il convegno “Famiglia e socialnetwork”. Ormai arrivato all’ottava edizione, quello promosso dal Centro Studi Psicanalisi del Rapporto di Coppia di Cremeno (Lc) e Milano e dall’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici (Sezione Lombardia) è un appuntamento estivo tradizionale per chi è interessato a riflettere sulla famiglia, in prima persona come nonni e genitori, come responsabili di associazioni e operatori. Lo stile del convegno – professionale e nel contempo semplice nella comunicazione e attento alle concrete relazioni familiari – attiva il dialogo tra i presenti e con i relatori nello splendido panorama delle Grigne.
Con la nascita di internet, e in modo ancora più specifico a partire dai primi anni del nuovo millennio con l’avvento del web 2.0, si è iniziato a parlare di comunicazione virtuale, facendo appunto riferimento a tutto quel flusso di informazioni e relazioni che i new media hanno reso fruibile in tempo reale in qualsiasi parte del mondo. Di per sé il cosiddetto virtuale amplifica in maniera smisurata il potenziale di virtualità già presente nell’immaginazione umana, aiutando le persone ad affrontare le realtà più difficili, ma spesso anche a sostituirla con veri e propri deliri, isolandosi dalle relazioni reali.
Il potenziale ingannevole fino alla tragedia del virtuale è raccontato nell’intreccio di differenti storie di relazione in un recente film intitolato emblematicamente Disconnect (regia di Henry Alex Rubin, uscito in Italia nel gennaio 2014). Nelle storie drammatiche che si intrecciano in questo film – che toccano il rapporto genitori-figli e la paternità, il bullismo e le relazioni tra pari, la chat e il sesso virtuale, il lutto e il dialogo di coppia – non si capisce se l’inganno del virtuale sia il tema centrale o invece un pretesto per esplorare e interrogarsi sull’ambivalenza e la verità delle relazioni umane fondamentali. Lasciando questa domanda pienamente aperta, Disconnect è un film che non si può vedere senza patire; ma vale la pena resistere fino in fondo perché la vicenda interroga profondamente la verità delle relazioni e riconosce in questa realtà, anche nella sua durezza, un potenziale redentivo.
Proprio la semplice azione evocata dal gergo di Internet – connect e disconnect – apre le domanda sul tema “Famiglia e socialnetwork”. Connettersi e disconnettersi rispetto a chi e a che cosa? A internet e alle sue diverse applicazioni, alle relazioni, a se stessi? Nel mondo dei new media la dissociazione diventa dominante, non solo come patologia, ma come stile di gestione e organizzazione delle più disparate esperienze emotive, favorendo vite ed esperienze parallele che più difficilmente arrivano a una sintesi e integrazione personale.
Il virtuale è ormai una presenza influente e compensativa nelle relazioni familiari. Gestisce i desideri, la comunicazione e l’intimità, rischiando di offrire risposte illusoriamente facili, riduttive in termini di bisogno senza le necessarie mediazioni. Non si possono vivere le relazioni familiari ed educare senza la consapevolezza di questo mondo virtuale, così promettente, ma anche ingannevole e pericoloso: “Meraviglie, orchi e fantasmi”, appunto.
Gli interventi del convegno esplorano aspetti concreti della vita familiare messi in questione dai socialnetwork. Tutti i contributi intercettano in modi diversi l’ambivalenza dei new media nel vissuto familiare: bambini e adolescenti nella rete, intesa in due sensi, come possibilità e inciampo; la coppia tra la fame dell’intimità e la fuga nella virtualità; i nonni tra internet e nipoti; l’uso dei socialnetwork come sintomo sociale; la virtualità e la realtà dell’esperienza di Dio come dialettica promettente capace di agganciare le esperienze della vita.