È “un gesto di memoria grata”, per usare le parole del cardinale Scola (testo integrale), quello che la Diocesi di Milano ha compiuto questa mattina nei confronti di Carlo Maria Martini. L’indimenticato arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002 è stato ricordato nel giorno in cui avrebbe compiuto 87 anni, a un anno e mezzo dalla scomparsa avvenuta il 31 agosto 2012.
“La vita cristiana – ha commentato l’arcivescovo Angelo Scola citando un ampio brano dall’esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium – è continuamente accompagnata da quella moltitudine di testimoni citata dalla Lettera agli Ebrei (Eb 12,1) che la rendono sempre più certa. Constatare l’opera di Cristo nella vita di uomini e donne, pieni di attese, di speranze e anche di fragilità, come noi, ci rende certi e desiderosi del cammino che, attraverso il duro calle della morte, come diceva il compianto Arcivescovo, ci condurrà a vivere per sempre nella casa del Padre”.
Due elementi: la memoria e il cammino, la strada: “Il suo nome proprio è missione o, anche, gioia evangelizzatrice. Da dove scaturisce – si è chiesto Scola – questa gioia?”. La risposta è nel discorso che Martini pronunciò all’ingresso in Diocesi, il 10 febbraio 1980: “Soltanto la grazia del Vangelo, quella che trionfa della paura e della morte, è capace di farci superare ogni riguardo umano, facendoci contemplare la verità di Dio manifestata in Gesù Cristo fatta nostra nello Spirito Santo… È soltanto a partire da un cuore così liberato che è possibile praticare la giustizia fino in fondo, amare quelli che non ci amano, salutare coloro che non ci salutano, perdonare le offese e pregare per quelli che non ci capiscono o ci avversano”.
Queste parole sono risuonate in sala pronunciate dalla voce di Martini grazie alla registrazione audio originale messa a disposizione da Radio Marconi. Un momento intenso. Tanto quanto il racconto video realizzato da Donatella Negri, giornalista del Tg regionale che ha riproposto le tappe salienti dell’avventura umana del cardinale gesuita agli oltre 100 presenti in sala. Tra questi, oltre alle autorità diocesane, anche alcuni parenti di Martini, il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli e il direttore di Famiglia Cristiana don Antonio Sciortino.
Un intermezzo musicale a cura di Federica Peruzzini (flauto traverso), Roberta Zacheo (arpa) e Annalisa Ferrara, artiste legate al Centro Esagramma, ha condotto il pubblico al momento centrale. La premiazione, per mano del cardinale Scola e con la presentazione della giornalista Annamaria Braccini, dei vincitori della prima edizione del Carlo Maria Martini international award. Tra i 140 lavori presentati da 152 concorrenti la giuria ha scelto per la prima sezione (aperta a scritti e opere rivolti a contribuire allo studio e alla conoscenza del pensiero e della figura di Martini) suor Cristiana Dobner per “L’eccesso. Tu, Carlo Maria Martini, che dici di Gerusalemme?” e Nicola Salvi per il docu-film “Carlo Maria Martini uomo di Dio” (Corriere della Sera). Per la seconda sezione (finalizzata allo sviluppo del rapporto tra Bibbia e cultura nei suoi vari ambiti) il premio è stato conferito a Raffaele Mellace per “Johann Sebastian Bach. Le Cantate”, e Nguyen Dinh Anh Nhue, Tran Thi Ly e Jb. Pham Quy Trong per “The Bible and asian culture. Reading the Word of God in its cultural background and in the Vietnamese context”.
Speciali menzioni sono andate a Marco Garzonio per “Il profeta. Vita di Carlo Maria Martini” (Mondadori), Damiano Modena per “Carlo Maria Martini. Il silenzio della Parola” (San Paolo – Corriere della Sera) e Aldo Maria Valli per “Storia di un uomo” (Ancora).
Il premio è stato ideato e promosso dalla Diocesi di Milano. Oggi è passato nelle mani dei gesuiti, ordine cui apparteneva Martini. Nell’annunciare alcune novità per le prossime edizioni, padre Carlo Casalone S.J. (provinciale d’Italia e presidente della Fondazione Carlo Maria Martini) ha anticipato che potrebbe essere suddiviso in 3 sezioni e ripetuto a cadenza biennale per permettere la presentazione di opere inedite. Allo scopo di proseguire, ha precisato don Virginio Pontiggia (segretario del compianto cardinale dal 1990 al 1996) l’arricchimento della bibliografia su Martini, piuttosto che riproporre testi di Martini. È invece già avviato, ha aggiunto Casalone, il progetto di raccogliere presso il San Fedele (casa milanese dei gesuiti nella piazza omonima) tutti gli scritti del cardinale e una mappa con la posizione di quelli che non è stato possibile raccogliere.
In un’epoca schiacciata sul presente, ha concluso Scola, è sempre più importante fare memoria del passato. E ricordare “il tratto paradigmatico della sua personalità: la dimensione contemplativa del gesuita Martini, l’antefatto, l’orizzonte, il precedente della sua riflessione e della sua azione. Questa prospettiva, in cui si colloca l’amore per la Parola di Dio che per merito suo continua a dare frutti non solamente in diocesi, mi appare, ogni giorno di più, come una necessaria chiave di lettura della nostra memoria grata per il Cardinale Carlo Maria Martini”.