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27 febbraio

Maria Dutto, una vita per la città dell’uomo e per quella di Dio

A un anno dalla scomparsa un ricordo on line su Zoom e Fb, con gli interventi di esponenti delle molte realtà in cui fu impegnata

17 Febbraio 2021
Maria Dutto

A un anno dalla morte, che ricorre il 24 febbraio, la Chiesa milanese e l’Azione cattolica ricordano Maria Dutto, una grande donna di fede che ha speso la vita per la costruzione della «città dell’uomo» e della «città di Dio». In suo onore è stata organizzata una commemorazione on line che si terrà sabato 27 febbraio alle 17.30.
L’incontro si terrà sulla piattaforma Zoom (ci si deve iscrivere a questo link per l’iscrizione) e su Facebook/acambrosiana.

Interverranno personalità e amici in rappresentanza delle molte realtà che la videro protagonista nel corso della sua lunga, solare e fruttuosa vita: moderati da Antonietta Cargnel, parleranno Giorgio Vecchio, Rita Dutto, Grazia Villa, Marisa Sfondrini, Gianni Borsa, monsignor Giovanni Giudici, Teresa Ciccolini, Ernesto Preziosi, Cristina Filippi, Rita Schito, Soraya Valzania, monsignor Franco Agnesi e il cardinale Francesco Coccopalmerio.

Nata a Milano nel 1929, Maria Dutto si formò nella Gioventù femminile (GF) di Azione cattolica, guidata da Armida Barelli, di cui fu poi presidente diocesana dal 1958 al 1965. Consacrata secolare, dopo una prima esperienza di lavoro in una compagnia di assicurazioni, negli anni Sessanta entrò all’Università cattolica dove si occupò dell’Ufficio propaganda, poi Ufficio pubbliche relazioni dell’Istituto Toniolo, in cui si spese professionalmente fino alla pensione nel 1984, collaborando tra gli altri con Giancarlo Brasca e Giuseppe Lazzati. Impegnata nell’apostolato su diversi altri fronti, dal 1976 al 1983 fu la prima presidente donna dell’Ac ambrosiana. Dall’inizio degli anni Settanta fondò il Gruppo promozione donna, per incoraggiare il protagonismo femminile, anticipando di decenni una sensibilità che la Chiesa sta consolidando solo oggi. È stata, infine, animatrice e presidente fin quasi alla morte dell’Opera impiegate, realtà fondata da padre Gemelli nel 1912 e attiva ancora oggi per accogliere, nel pensionato di via San Vincenzo, le donne che immigrano nel capoluogo lombardo per lavorare.

Incontrando i giovani dell’Azione cattolica pochi mesi prima di salire al cielo, aveva lasciato quasi un testamento spirituale: «Sessant’anni fa cantavamo: “La mano all’opra, gli occhi e il cuor lassù, avanti, avanti, avanti per Gesù”. Se lo cantavo allora, vale ancora oggi».