L’apparente disincanto del mondo occidentale contrasta con un dato inequivocabile: le statistiche mostrano che l’esperienza della migrazione sarebbe incomprensibile senza valutare l’importanza delle diverse appartenenze religiose. Non solo nella fase dolorosa della transizione, quasi che la religione fosse solo un appiglio identitario nello smarrimento, ma anche nella fase delicata e complessa del percorso di integrazione: quando è necessario fare i conti con la diversità, con il proprio essere stranieri e con l’estraneità di un Paese che non è il tuo, l’identità è in gioco e la religione «è capace di onorare lo spirito dell’uomo», cioè di giustificare e custodire la sua dignità, qualunque cosa accada. Naturalmente non è possibile negare che la lealtà richiesta da certe forme terroristiche di appartenenza religiosa sia l’anticamera della violenza nei confronti dei propri stessi concittadini. Ma è altrettanto innegabile che l’identità religiosamente qualificata dei migranti costituisca un potenziale di ridefinizione dello spazio pubblico da non perdere.
Si potrebbe dire che c’è un “capitale religioso” nella migrazione, da non intendere però come una riserva spirituale astratta, bensì un campo di forze in gioco nel pensare e praticare lo spazio della convivenza plurale. Immaginare la coesistenza tra “diversi” unicamente in termini di mercato globale è deleterio: perché quando la dimensione economica diventa l’orizzonte definitivo della persona umana, perdiamo la nostra libertà. L’appartenenza religiosa del migrante «esprime il soprannaturale», cioè il fatto che la nostra dignità e libertà non sono una merce di scambio. Senza dimenticare che occorre una buona dose di “umiltà culturale”, perché vivere insieme implica accettare di imparare dagli altri. E le religioni hanno senz’altro la loro partita da giocare nell’insegnare questa indispensabile competenza politica.
Se ne parlerà mercoledì 26 marzo, alle 18, presso la Fondazione Culturale Ambrosianeum (via delle Ore 3, Milano), in un incontro organizzato da Ambrosianeum e Ismu su “L’identità religiosa del migrante”. Introduce e modera Vincenzo Cesareo; intervengono Francesco Botturi, ordinario di Filosofia Morale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale dell’Arcidiocesi di Milano.
Info: tel. 02.86464053 – fax 02.86464060 – info@ambrosianeum.org – www.ambrosianeum.org