«Ils les ont libérés». Sono le 6.30 di domenica mattina 1 giugno. Una voce amica annuncia a don Arrigo Grendele, direttore dell’Ufficio Missionario della Diocesi di Vicenza che l’incubo che dura dal 4 aprile scorso è finalmente concluso: don Giampaolo Marta, don Gianantonio Allegri e suor Gilberte Bussière sono stati liberati.
Qualche ora dopo la conferma ufficiale: i due preti “fidei donum” vicentini e la suora della congregazione “Notre Dame de Montreal”, rapiti nella notte tra il 4 e 5 aprile nella missione di Tchére – Tchakidjebè nella diocesi di Maroua in Camerun da un commando del Boko Haram, movimento fondamentalista islamico, sono in volo verso la capitale Yaoundé.
Cinquantasei giorni, tanto è durata la prigionia che ha fatto tenere con il fatto sospeso la Chiesa vicentina e non solo. Ora tutto è finito e la gioia può esplodere. È quello che è avvenuto ieri alle 15.15 nello Spazio Incontri del Festival Biblico in piazza Duomo a Vicenza, in un’improvvisata conferenza stampa che diventa il fuori programma principale di tutto il decennale della manifestazione promossa dalla Diocesi di Vicenza e dalla Società San Paolo.
La gioia del momento è riassunta dal vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol che ricorda come la sera prima (sabato 31 maggio, ndr) alla veglia di preghiera a Monte Berico, dedicata proprio alla liberazione dei due preti e della religiosa, la preghiera si fosse conclusa con l’affermazione: «Siamo convinti che il Signore muterà in gioia la tristezza e l’afflizione. E così è avvenuto – ha detto – a partire dalle sei e mezzo di questa mattina». Un giorno memorabile, lo ha definito il Vescovo che ha evidenziato come «un evento così pesante non sia stato privatizzato da pochi, ma sentito da tutti e questo perché il compito di questi preti e di questa suora in quelle terre era di totale gratuità».
I tre liberati stanno bene anche se sono molto dimagriti e molto provati. Così almeno hanno raccontato poco prima al Vescovo don Leopoldo Rossi e don Maurizio Bolzon, gli altri due preti “fidei donum” vicentini in Camerun, che hanno abbracciato i tre liberati all’aeroporto di Youndé. Lì sono stati visti anche dalle suore della Divina Volontà di Bassano le quali – ha ricordato don Grendele – «hanno fatto un servizio di vicinanza e assistenza logistica straordinaria». Don Giampaolo, don Gianantonio e suor Gilberte dopo le visite mediche e gli incontri con le autorità camerunensi partiranno con un aereo militare italiano alla volta di Roma.
Una volta a Roma, saranno a disposizione della Procura per rispondere a tutte le domande del caso e poi finalmente rientreranno a Vicenza dove – ha annunciato il Vescovo – «faremo una terza veglia (dopo le due d’invocazione fatte in questi due mesi) di ringraziamento alla Madonna di Monte Berico».
Monsignor Pizziol ha ammesso che quello trascorso è stato un tempo di «trepidazione, anche se la speranza non è mai venuta meno». In particolare nell’ultimo mese le cose nella zona si erano complicate come s’intuiva anche con il rapimento delle ragazze nigeriane e di dieci cinesi. Il lavorio per arrivare a questa soluzione è stato lungo e faticoso. Nelle ultime settimane le informazioni erano contrastanti: accanto a segnali di speranza arrivavano informazioni che mostravano come la situazione si stesse complicando. «Non si sapeva bene a chi credere – racconta don Arrigo – c’era anche la paura di sperare».
Ora crescono anche i sentimenti di riconoscenza verso tutti coloro che si sono spesi per una soluzione positiva: le autorità italiane, l’ambasciatore italiano in Camerun, il nunzio in Camerun, il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin.
Circa il futuro della presenza vicentina in Camerun è presto per dire qualcosa. Ha detto il Vescovo: «In questo momento è difficile pensare di tornare lì. Rimane però la scelta della nostra Chiesa di essere presente nei tre continenti in Asia, Africa e America Latina. La presenza missionaria della Chiesa continuerà, anche se sono gli eventi che poi fanno capire che cosa dobbiamo fare alla luce della fede e della storia della nostra Chiesa».