Milano, Monza, Sesto San Giovanni, Paderno Dugnano, Buccinasco, San Donato, Cernusco sul Naviglio, Seregno, Castellanza, Garbagnate, Corbetta. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Gli striscioni parlano chiaro: in piazza Duomo sono confluiti bambini e genitori da ogni parte della Diocesi. Innalzano orgogliosi gli stendardi della loro scuola, in marcia per un giorno insieme alle altre scuole cattoliche della Diocesi di Milano.
È la 32’ edizione della marcia Andemm al Domm, organizzata da Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), Fidae (Federazione istituti di attività educative), Amism (Associazione milanese scuole materne), Fism (Federazione italiana scuole materne), Cdo (Compagnia delle Opere) Opere educative, la sezione lombarda dell’Age (Associazione italiana genitori), Fisiae (Federazione Italiana Sportiva Istituti Attività Educative) e Faes (Associazione famiglia e scuola) insieme alla Diocesi di Milano.
Si sono iscritti in 30mila, alunni genitori e insegnanti, per ribadire alle istituzioni competenti il valore della scuola libera, paritaria, pubblica.
Il cardinale Angelo Scola li raggiunge al traguardo della loro camminata, sotto la Madonnina, dove hanno già portato il loro saluto le autorità diocesane, comunali, provinciali e regionali responsabili dell’Istruzione oltre che i rappresentanti di alcune tra le associazioni organizzatrici. Raccogliendo il microfono dalla presentatrice Lorena Bianchetti, l’Arcivescovo esordisce con una raccomandazione che ha molto di paterno. «Ragazzi – dice rivolto agli studenti -, andate a scuola contenti. E uscite da scuola ancora più contenti». È il modo migliore, aggiunge, «per aiutare la nostra società a superare questa fase difficile in cui si trova». La crisi (e la famiglia e la scuola come risorse per superarla) è infatti il tema della giornata. Scola lo affronta senza indugio.
«Attraverso l’amicizia tra voi – prosegue -, attraverso il rapporto che costruite con i professori, attraverso ciò che raccontate della scuola una volta tornati a casa, vi educate. Cioè crescete». E siccome, sostiene l’Arcivescovo, «per crescere bisogna incontrare ogni giorno qualcosa di bello che dà gioia», allora la richiesta ai ragazzi, fin dai più piccoli studenti, è di «comunicare questa gioia a tutti, anche fuori dalla scuola, nelle città, negli oratori. Perché le cose belle non si possono tenere dentro».
Quando il cardinale Scola scorge nella piazza lo striscione dell’Istituto Sacro Cuore che recita “Liberi per educare”, vi si sofferma lasciando per un attimo da parte i ragazzi e rivolgendosi questa volta ai genitori e agli insegnanti. «Quella frase andrebbe completata – suggerisce – affinché diventi “Liberi di educare per educare alla libertà”».
D’altra parte, aggiunge l’Arcivescovo, «cosa chiediamo tutti gli anni con questa bellissima marcia? Non chiediamo la Luna, ma di educare alla libertà restituendo alle famiglie, ai genitori, la responsabilità dell’educazione dei figli almeno fino alla loro maggiore età». E se ci sono voluti anni perché prendesse piede l’espressione “scuole pubbliche paritarie” («ciò che è sociale è pubblico», precisa Scola), «non spaventiamoci – raccomanda – davanti all’impegno necessario per avere pluralità di insegnamenti». L’auspicio del cardinale è che «anche in Italia ci sia una libertà di proposta scolastica, garantita e verificata a vari livelli dalle istituzioni responsabili. Queste realtà governino la scuola, ma non pretendano di gestirla. Lascino la libera scelta alle famiglie e al popolo. Per offrire, a chi vuole un criterio per educare, un’ipotesi di vita educativa che le famiglie sentano in continuità con la loro».
In nessun caso in contrapposizione alla scuola di Stato, conclude: «Testimoniamo, con la bellezza delle vostre esperienze, che non vogliamo togliere nulla alla scuola di Stato. Anzi abbiamo bisogno che questa funzioni bene, meglio, arrivi a livelli elevati di educazione. Ciò che chiediamo è solo una libertà vera. Credo che i tempi, in questo senso, stiano maturando».