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L’esperienza di un capo del Sud “prestato” a Milano LO SCOUTISMO PARLA UNA LINGUA SOLA

13 Luglio 2006

Sono sempre di più i giovani che dopo il diploma lasciano la famiglia e si spostano nel Nord Italia per frequentare l’Università. Quando arrivano nella nuova città devono ambientarsi, trovare una sistemazione, rifarsi degli amici… ma ben presto ritorna la nostalgia dello scoutismo e in poco tempo entrano in un nuovo gruppo, diverso eppure uguale a quello di casa.

di Marco Quattrone
capo Reparto

Lo scoutismo parla con accenti diversi una lingua sola. E parla al cuore di chi si sposta dalla propria città per costruire il proprio futuro, e che è capace di ascoltare il richiamo del servizio. Se sei uno di questi ragazzi universitari, venuti da non così lontano, e sei appena da pochi mesi in città, non pensi subito allo scoutismo, né, tanto meno, al Milano 34. Hai altro per la testa, c’è una realtà un po’ caotica in cui ti devi ambientare, c’è l’università, c’è l’aria di casa che un po’ manca. La lontananza peserà fino a quando capisci che può essere una risorsa. Ma quando le idee si fanno più chiare e sai ormai gestire ciò che ti sta attorno, allora riprendi quelle parte di te stesso che hai messo da parte solo per un po’, e che ti ha accompagnato fino alla partenza da casa e non solo.

Non ti fidi di quel richiamo, la nostalgia del Gruppo calabrese o siciliano gioca la sua parte e pensi che forse sia meglio aspettare. Impossibile: più tempo passa più la voce diventa forte. Riprendi in mano la tua lettera della partenza e la tua carta di Clan. Hai deciso: sarà scoutismo anche a Milano. Ormai sai muoverti bene nella tua zona: qualche informazione raccolta in giro, una telefonata dalle tue parti per trovare il contatto giusto, una visita in parrocchia a San Vittore, l’emozione di vedere che anche qui quelli dell’Agesci si vestono di blu; certo, un blu tendente al blu-jeans… ma pur sempre blu!

Eccoti alla prima riunione di Comunità capi del tuo nuovo Gruppo, il Milano 34. Hai incontrato gente nuova, simpatica, stravagante, seria, ma, soprattutto, hai gustato la dolcezza di un’accoglienza sincera. La conoscenza poi limerà fino a eliminarla quella piccola sensazione di sana diffidenza; la fiducia e il tuo saperti mettere in gioco faranno il resto. Avrai i tuoi spazi, perché la tua nuova staff te li concederà, chiedendoti in cambio tutto il tuo impegno. Certo non tutto è facile: nuovi ritmi, nuove tradizioni, nuove abitudini, ma lo stesso modo di sentire lo scoutismo. È il centro e il fulcro di tutto, un metodo per vivere, per far vivere, per far del mondo la tua comunità e per sentirti persona significativa.

Sei una risorsa, non un peso. I ragazzi apprezzeranno pian piano il tuo impegno, perché dimostrerai loro che ci sono valori che uniscono e che vanno al di là delle origini regionali di ciascuno. Hai ricevuto tanto in questo Gruppo. Hai trovato una nuova famiglia pronta a motivare i tuoi momenti grigi, hai trovato delle persone disponibili nel momento del bisogno, hai trovato un modo per interpretare la Milano in cui vivi. E soprattutto hai incontrato i bambini e i ragazzi che ti sono stati affidati. Hai messo tutto te stesso nel tuo servizio e hai ricevuto da loro stessi mille volte di più. Se all’inizio avevi qualche dubbio, perché il Gruppo marchigiano o sardo era ancora nei tuoi pensieri, dopo un po’ non ne avrai più. E quando dirai il “mio” gruppo, sorprendendoti, ti accorgerai che stai parlando proprio del Milano 34!

E poco importa se qualche volta ti è stato fatto un complimento in modo strano: «Sei proprio un terrone!»; o se dopo un tuo intervento hai palpato per pochi attimi il gusto acido di qualche battuta che nasconde un po’ di stonato patriottismo nordico: «Ricorda che sei qui in permesso di soggiorno!», perché nel confronto e nelle relazioni personali ci sta anche questo.