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Consulta Socio Assistenziale

L’esercizio della carità
nella Chiesa cattolica

Un pomeriggio di studio sul motu proprio “Intima natura ecclesia” di Benedetto XVI. L’importanza di «camminare insieme» per favorire coordinamento e obiettivi comuni

di Roberto DAVANZO Direttore di Caritas Ambrosiana

6 Giugno 2013

I responsabili degli enti della Consulta delle Opere Socio Assistenziali e della Salute di ispirazione cristiana si sono ritrovati per un pomeriggio di studio sul motu proprio Intima natura ecclesia di Papa Benedetto XVI relativo all’esercizio della carità nella Chiesa cattolica. Documento indirizzato ai Vescovi e finalizzato a colmare un vuoto giuridico rispetto ai criteri in base ai quali i Pastori delle Chiese diocesane sono chiamati a governare le innumerevoli espressioni della carità, per una testimonianza unitaria ed eloquente di ciò che sta a cuore alla Chiesa.

È davanti agli occhi di tutti come l’esercizio della carità concreta e organizzata sia l’elemento di maggiore credibilità della Chiesa tutta. È altrettanto vero che la straordinaria vitalità che il cattolicesimo riesce a mostrare in questo ambito vada di pari passo con il rischio di una frantumazione e di autoreferenzialità di molti enti spesso refrattari a un autentico e intelligente coordinamento.

Le relazioni di monsignor Lorenzo Simonelli, responsabile dell’Osservatorio Giuridico Legislativo Regionale lombardo, e del dottor Paolo Beccegato, dirigente di Caritas Italiana e collaboratore del Pontificio Consiglio “Cor unum”, hanno aiutato a mettere in risalto lo sforzo di Papa Benedetto nel portare a compimento la riflessione iniziata con la sua prima enciclica, Deus caritas est, affinché gli elementi valoriali presenti nell’enciclica trovino una traduzione istituzionale, nel senso di favorire una dimensione organizzativa che mostri una testimonianza il più possibile unitaria della carità della Chiesa. Per realizzare questo obiettivo il motu proprio presenta il ruolo della Caritas fino al livello parrocchiale come principio di coordinamento di ogni realtà caritativa di ispirazione cristiana, senza supremazie, senza pretese di rappresentanza, ma nell’offerta di un servizio alla sinodalità che la Chiesa non richiede a nessun’altra realtà.

Numerosi sono gli aspetti ancora da approfondire e precisare nel motu proprio di Papa Benedetto: il fatto che per la prima volta, a livello di Chiesa universale, siano state poste questioni come il ruolo del Vescovo nella governance di questi enti, o come i criteri di accesso a finanziamenti di enti donatori, va considerato nella scia di una significativa opportunità, perché la testimonianza della carità nella Chiesa cresca in trasparenza e credibilità. Monsignor Giuseppe Merisi, Vescovo Delegato della Cel per la Carità e la Salute, ha invitato tutte le realtà a «camminare insieme» per favorire coordinamento e obiettivi comuni.