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Family 2012

«Le sfide pastorali da raccogliere,
noi preti con il nostro Vescovo»

Don Domenico Sirtori, parroco di Solbiate Arno, racconta il significato dell’Incontro per sé e per la sua comunità

di Chiara PELIZZONI

24 Giugno 2012

«Nel giorno di inaugurazione del Congresso incontro don Alberto Dell’Aqua, un prete fidei donum della nostra diocesi, che teneva per mano due bambine del Camerun. Ci siamo abbracciati e abbiamo condiviso un momento di gioia». Inizia così, da un’occasione non prevista, un piccolo segno gratuito, il racconto di don Domenico Sirtori, parroco di Solbiate Arno, del “suo” VII Incontro mondiale delle famiglie e di cosa ha rappresentato per lui.

«Il Family prima di tutto è stato un momento ecclesiale di condivisione e amicizia per molti di noi: in casa o nei luoghi istituzionali abbiamo raccontato la nostra fedeltà al Vangelo della famiglia e la cura per crescere i figli. Nelle tavole rotonde e negli interventi in scaletta; negli stand allestiti e nelle iniziative pastorali raccontate, vedere in rete persone ed espressioni di chiese così diverse ma così unite nel raccontare l’amore coniugale e le relazioni famigliari, è stato un esperienza di comunione molto bella e una testimonianza forte per la nostra società».

Un percorso condiviso anche con le persone della parrocchia che erano con lei…
Nella commissione famiglia del nostro Decanato abbiamo cercato di vivere i giorni della Fiera con generosità e intelligenza: ci siamo divisi la partecipazione, gli incontri e le relazioni da ascoltare. Tutto questo nell’intento di mettere insieme i vari tasselli nel prossimo periodo; e scegliere nel prossimo anno qualche tema su cui lavorare e su cui far camminare le nostre Parrocchie. Io stesso ho cercato di mettere in ordine gli articoli di giornale e le relazioni scaricate da internet per farne motivo di lettura e approfondimento per questa estate.

Un’esperienza per gli adulti ma anche per i più giovani. Cosa conserva del Congresso dei ragazzi?
La riscoperta che il nostro modo di fare Oratorio la Domenica va costruito con le famiglie e per le famiglie. L’intreccio sapiente fra pastorale giovanile e pastorale familiare sarà uno dei punti su cui lavorare. Che basta aprire le nuove generazioni alla forza del condividere, mettersi gli uni accanto agli altri e prendere coscienza della presenza dei cristiani nella società come inizio di un mondo nuovo e solidale. Le stesse famiglie e i nostri oratori possono intrecciarsi per vivere la Domenica, giorno di festa e di riposo, e rappresentare i “Giardini del mondo”.

Cosa resta dell’Incontro mondiale e dove andiamo?
Ora è tempo di leggere con calma e di approfondire gli argomenti emersi dal congresso; di pensare a qualche attenzione da inserire nel modo in cui si offre una festa nella comunità cristiana e si celebra l’Eucaristia domenicale; oppure di cercare il modo con cui far entrare il tema del lavoro nella pastorale ordinaria. Per accogliere tutta la ricchezza espressa, si potrebbe istituire un laboratorio permanente con la commissione famiglia del decanato e fare qualche passo nella pastorale ordinaria. Rileggo, infine, le risposte che Benedetto XVI ha offerto alle cinque domande della Veglia: mi soffermo sul tema dell’accompagnamento ai divorziati risposati. Il Papa sprona le Parrocchie e noi parroci al compito di accompagnare le persone in seconda unione. La palla è data a noi e noi la prendiamo volentieri perché da anni siamo in contatto con molti credenti in situazioni diversificate circa il matrimonio e la famiglia. Approfondire questo tema non sarà facile. Dobbiamo superare vecchi schemi e derive permissiviste e rigoriste sul tema dei sacramenti. La maturità di un prete e di una comunità si gioca anche su questo versante. Il Papa ci ha lanciato la sfida. Con il nostro Vescovo, siamo chiamati a raccoglierla.