Siamo sempre una famiglia? È quello che si chiedono mariti, mogli, figli e figlie, quando vengono ricevute in consultorio per una terapia, di coppia o individuale, da cui dipenda in qualche modo il loro futuro come nucleo familiare. È anche il titolo dell’ultimo libro (vedi la scheda sotto) di don Simone Bruno, sacerdote, psicologo e psicoterapeuta presso la Fondazione Guzzetti a Milano, oltre che direttore editoriale delle Edizioni San Paolo e responsabile de Il Giornalino.
Don Simone ha preso sul serio questa domanda e l’ha sviluppata in un saggio che sta suscitando enorme interesse non solo all’interno del mondo cattolico. Incontri in tutta Italia, presentazioni in quasi tutte le regioni, in dialogo costante con laici, laiche, preti, chiunque voglia mettere parola e dedicare un pensiero alle nuove prospettive di famiglia, che riguardano separati e coppie di fatto, perché – come dice Bruno – «dove c’è una relazione autentica, si può e si deve guardare al futuro».
In questa ottica, martedì 18 giugno, alle 18, presso l’Opera San Vincenzo (via Copernico 7, Milano), è stato organizzato un incontro (vedi qui la locandina) in cui don Bruno si confronterà con don Davide Bonazzoli, nuovo consulente etico di FeLCeAF, la Federazione Lombarda dei Centri di Assistenza alla Famiglia (cui appartiene anche la Fondazione Guzzetti). Don Davide Bonazzoli è prete ambrosiano dal 2009, quando fu ordinato dal cardinale Dionigi Tettamanzi. «Il suo ricordo, che diventa per me motivo di preghiera – spiega -, è significativo in vista dell’incarico che mi accingo ad assumere in FeLCeAF, data la sua inclinazione alle tematiche relative alla famiglia».
Quali saranno i suoi compiti in FeLCeAF?
Non mi è facile dirlo. Sono però convinto dell’importanza della Federazione, quale luogo di coordinamento dei consultori, nonché di formazione e indirizzo degli stessi. Sono anche persuaso dell’importanza dell’accoglienza della persona, che si presenta a noi spesso gravata da problemi, accentuando così la strutturale solitudine in cui versa il soggetto postmoderno.
Ci spieghi meglio…
Per spiegarmi parto da un dato, abbastanza indiscutibile, ossia l’odierna scissione tra la famiglia e la società. Le cause sono molte, di fatto però la società è diventata il luogo dei rapporti puramente funzionali, mentre la famiglia è il luogo dove poter essere effettivamente se stessi: le famiglie sono come piccole enclaves all’interno della società. Ciò genera inevitabilmente solitudine, delle famiglie e nelle famiglie, e ciò si aggrava quando intervengono problemi. Ecco perché diventa urgente, nelle nostre strutture, valorizzare l’ascolto e l’accoglienza delle persone, affinché si sentano sostenute e accompagnate, proponendo soluzioni possibili volte al bene.
Don Bonazzoli, quali sono state le sue destinazioni precedenti?
Ho svolto l’incarico di vicario parrocchiale dal 2009 al 2012 presso la Comunità pastorale composta dalle parrocchie di Biassono, Macherio e Sovico: allora nella prima destinazione vigeva la regola del cambiamento dopo il terzo anno. Poi, dal 2012 al 2018, presso le parrocchie di Busto Garolfo e Olcella, con l’incarico di responsabile della Pastorale giovanile nella parrocchia di Villa Cortese (una sorta di ruolo di regia).
A inizio 2018 l’arcivescovo Delpini le chiede la disponibilità per andare a Roma…
Esatto. Lì ho conseguito il Dottorato in teologia del matrimonio e della famiglia presso l’Istituto Giovanni Paolo II, da svolgersi sotto la direzione di monsignor Pierangelo Sequeri, allora preside dell’Istituto. Nel frattempo ho conseguito la licenza presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, sotto la direzione di don Alberto Cozzi.
Dove vive ora e di che cosa si occupa?
Attualmente vivo nel Seminario arcivescovile di Milano e insegno Teologia III (morale), presso la sede di Piacenza dell’Università Cattolica.
Insomma, il 2018 è stato l’anno determinante che ha segnato un cambiamento notevole nella sua vita…
Sì, dall’oratorio feriale sono passato alle aule universitarie. Dopo lo shock iniziale, mi sono inserito in una nuova fase della vita, ora caratterizzata anche da questo nuovo incarico, che accolgo con gioia ed entusiasmo, ma anche con un grande senso di responsabilità. Ne sono molto felice