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Storia

Le Aquile Randagie, fedeli e ribelli

Il dissenso dello scautismo cattolico ambrosiano - e in particolare monzese - durante il regime fascista: una vicenda poco nota eppure importante della nostra storia, ora documentata in un bel libro fotografico.

di Silvio MENGOTTO

25 Settembre 2014

Dopo un lungo lavoro di archiviazione Mario Isella ha raccolto e catalogato oltre 250 fotografie, un autentico diario fotografico «dei 17 anni clandestini vissuti dalle Aquile Randagie (A.R.) di Monza».  L’autore, uno dei ribelli che si opposero allo scioglimento dell’A.S.C.I. (Associazione scoutistica cattolica italiana), recentemente scomparso, ha lavorato a lungo sul recupero di tutto il materiale relativo ai suoi anni nelle A.R. continuando ad offrire la sua testimonianza alle nuove generazioni di scout.

Sono immagini inedite delle feste di San Giorgio, campi estivi e di altre attività di gruppo che le A.R. hanno svolto in clandestinità dal 1928  al 1945. Queste preziose fotografie ci restituiscono un pezzo di storia importante del Paese ancora troppo sconosciuto e testimoniano che un piccolo gruppo di giovani e uomini hanno «dimostrato alla storia di essere più forte del regime fascista».

In tempi dove la patria chiedeva di “credere, obbedire, combattere” le A.R. rifiutano l’integrazione con il regime fascista senza rinnegare la Promessa scout che chiede di “servire la Patria”. Per le A.R. il vero servizio alla patria «è ribellarsi al regime, troppo lontano dai valori espressi nei 10 articoli della Legge Scout».

Nel 1916 Mario di Carpegna fonda in Italia l’A.S.C.I. Nel 1928 il regime fascista di Benito Mussolini pretende il monopolio dell’educazione giovanile e decreta che l’associazione scoutistica cattolica sia inserita nell’Opera Nazionale Balilla. (legge 9 aprile 1928  N° 696). Il Comitato Centrale scoutistico non accetta tale imposizione e in data 6 maggio 1928 scioglie i reparti scout. I capi di Monza e Milano si ribellano e in clandestinità continueranno la loro attività.

A Milano, Giulio Uccellini (Tigre), Virgilio Binelli (Aquila Rossa), Andrea Ghetti (Baden); a Monza Beniamino Casati (Lupo Bigio) e Aldo Mauri. Beniamino Casati, punto di riferimento dell’associazione a Monza, in oratorio assume «l’incarico di Delegato Aspiranti di Azione Cattolica e, data la sua propensione all’educazione dei giovani, con questi e con i ragazzi dell’oratorio, applica il metodo scout formando squadriglie, facendo pionierismo, uscite di fine settimana e fine mese nei boschi della Brianza». Questi gruppi spontanei, intendono ancora mantenere accesa e viva la “fiamma” e scelgono di chiamarsi Aquile Randagie; sprovvisti di una sede, oltre a continuare le attività, fanno del proselitismo».

Alcuni dissidenti monzesi inviano una lettera alla Direzione dell’Oratorio SS Redentore in data 10 ottobre 1928: «Noi vogliamo scegliere le migliori forze della vecchia associazione per poter continuare i compiti che questa si era prefissa e vogliamo subito iniziare la nostra attività, sia pur con pochi volonterosi».

Le fotografie raccolte presentano immagini che riguardano le varie attività svolte in clandestinità: le feste di S. Giorgio patrono degli scout, campi estivi, gite di gruppo, inaugurazione dell’anno scout, uscite di carnevale e pasquetta. Le località geografiche si concentrano in maggioranza nella Lombardia: val Biandino, val Seriana, val Brembana, val Vigezzo, val Malenco, val Masino, val Codera, nelle località di S. Giovanni Bianco, Roncobello, Erve, Caspoggio, Meda, Colico, Gravedona, Domaso, ai Corni di Canzo, sul Pizzo dei Tre Signori, sul Resegone, nel lecchese e nei boschi delle Groane.

Nel 1932 in val Seriana i fratelli Andrea e Vittorio Ghetti da Milano arrivano al campo in bicicletta a notte inoltrata. Pur salvaguardando la clandestinità le A.R. si rivolgono alla popolazione locale «per particolari necessità come poter fare uso della loro fontana per la pulizia personale o, in altre occasioni, per l’approvvigionamento di latte per la colazione, di paglia da inserire nei pagliericci, di acqua potabile, o altro e sempre si trovò, da parte dei residenti, aiuti e simpatia». A Roncobello (val Brembana) c’è anche il manifesto consenso del podestà Attilio Milesi che, di fatto, ospitando le A.R. monzesi misconosce le direttive del regime fascista. A Roncobello le A.R. organizzano due campi estivi nel 1936 e nel 1940 a pochi mesi dall’entrata in guerra dell’Italia. Un partecipante al campo testimonia la simpatia della popolazione e del podestà. «Pure a questo campo l’incontro con la popolazione della frazione (Capovalle) è stato molto sentito ed ha avuto il suo punto più vivo al fuoco di bivacco fatto in piazza tanto da coinvolgere tutti i presenti. Il sindaco del paese, abitante in frazione, ringraziando per il nostro comportamento, ha donato quattro fiaschi di vino». In val Vigezzo (1938) si registra una piacevole visita al campo da parte di maestre e ragazzi che soggiornano nella colonia fascista di Druogno. Nel 1941 alla Messa nel campo svolto in val Codera sono presenti villeggianti e le Guardie di Finanza in servizio nella zona.

La caduta del regime fascista suscita un entusiasmo subito rientrato causa lo «sbandamento delle forze armate e con l’invasione tedesca tutto diviene ancora più difficile. Alcune A.R. riescono a tornare a casa mentre altre sono fatte prigioniere e trasferite in Germania». Nei giorni successivi all’8 settembre ’43 don Aldo Mauri organizza l’espatrio in Svizzera di oltre 80 soldati africani prigionieri. L’azione è all’origine della nascita a Milano dell’O.S.C.A.R. (Opera Soccorso Cattolico Aiuto Ricercati).

Nel 1944 alcune A.R. milanesi ( tra questi don Andrea Ghetti, Giulio Uccellini, Lodovico Farina e don Giovanni Barbareschi) con l’O.S.C.A.R. offrono assistenza ai ricercati dal regime aiutandoli a rifugiarsi in Svizzera. Dal 1944 al 1945 l’organizzazione clandestina riesce a salvare la vita a oltre 2000 ebrei e rifugiati politici, tra questi anche soldati tedeschi disertori. Per ragioni di sicurezza «le A.R. monzesi non sono messe a conoscenza».  Il 25 aprile 1945 è il giorno della liberazione dalla guerra e dal regime fascista. Nel suo diario Beniamino Casati scrive «Anno 1945 – L’A.S.C.I. è Risorta – Le vecchie fiamme sventolano sul bel cielo d’Italia e a Monza le A.R. assumono il comando del Commissariato Locale costituendosi membri con i pieni poteri della riorganizzazione dei Riparti sciolti». Il 14 maggio 1945 nei boschi di Canonica Lambro si festeggia “la Liberazione” e la “Festa di S. Giorgio”.

«Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli, noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio. Quelli si piegano e cadono, ma noi restiamo in piedi e siamo saldi» (Salmo 19).

Mario Isella
Fedeli e Ribelli.
Lo scautismo clandestino
monzese 1928 -1945
 
Edit. Scout-fiordaliso
Euro 9,00