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8 settembre

L’Arcivescovo: «In cammino, con fede e gioia»

Il nuovo anno pastorale vedrà l’avvio delle Assemblee sinodali decanali: un’occasione di conversione a una comunione e a una missione più attente, come ricorda monsignor Delpini nella premessa a una Nota che sarà diffusa in occasione del Pontificale

4 Settembre 2022
Un momento del Pontificale dell'8 settembre dell'anno scorso

L’8 settembre, con la Messa pontificale in Duomo presieduta dall’Arcivescovo, si apre ufficialmente il nuovo anno pastorale (leggi qui). Quel giorno, attraverso il portale diocesano www.chiesadimilano.it, verrà diffusa una «Nota pastorale per l’avvio del cammino dell’Assemblea sinodale decanale», nuova tappa del percorso avviato lo scorso anno con la formazione dei Gruppi Barnaba (vedi qui lo speciale). Pubblichiamo in anteprima la premessa alla Nota firmata dall’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini.

E se fosse lo Spirito?

Un avvio può essere frutto di un azzardo, l’esito di una insofferenza, una smentita irritante per chi vuole restare fermo.
Ma dopo il prolungato ascolto, dopo l’esperienza appassionata dei volenterosi del Gruppo Barnaba nei decanati, dopo i mesi di confronto nei diversi organismi diocesani, dopo la preghiera, la riflessione, la ripresa delle linee condivise in Chiesa dalle genti. Responsabilità e prospettive, ci sono buone ragioni per pensare che lo Spirito di Pentecoste incoraggi l’avvio delle Assemblee Sinodali Decanali come un vento amico che spinge al largo le nostre timidezze e le nostre inerzie.
Forse è lo Spirito Santo che anima coloro che, come Barnaba, uomo pieno di Spirito santo e di fede, si rallegrano e incoraggiano percorsi inediti delle comunità locali.

E se fosse la missione?

Non è raro raccogliere valutazioni scoraggiate sul momento che la nostra Chiesa sta vivendo. Non è raro constatare un senso di stanchezza. Non è raro percepire un certo scetticismo sulle prospettive e sulle proposte del nostro cammino di Chiesa.
Ma se i pochi o i tanti che escono dalla celebrazione eucaristica sono presi da un nuovo ardore, sono illuminati da una sapienza che viene dall’alto, sperimentano che lungo il cammino cresce il vigore, viene da pensare che la vita e la vivacità delle comunità cristiane sia la missione.
Come i discepoli incerti e intimoriti escono dal cenacolo per un annuncio che riempie di meraviglia e di gioia la gente radunata in città da ogni dove, così la semplicità di condividere la fede in Gesù glorificato che riempie di gloria tutta la terra può riempire di meraviglia il nostro tempo, convocando gente da ogni dove per essere «Chiesa dalle genti».
Forse la missione è l’umile servizio che consente di constatare che la fede resta viva se è donata e condivisa anche al di fuori della cerchia dei discepoli riuniti in una comunità strutturata e chiusa nella stanza al piano superiore.

E se fosse libertà di osare?

Non ci sono risposte a tutte le domande. Sulle parole nuove la gente stanca insinua sempre il sospetto. Nelle indeterminazioni è facile la percezione di una certa confusione, indecisione, inadeguatezza.
Ma forse l’avvio di una esperienza nuova incoraggia la libertà di osare, di tentare, di attuare le linee generali in una specificità che interpreti la concreta situazione, quell’ambiente in cui la missione può seminare la speranza cristiana. Lì e non altrove, in quel modo e non in un altro.
Forse lo Spirito provoca alla libertà di osare e alla responsabilità di decidere, di verificare e di rendere conto.

E se fosse la gioia?

Come si può chiamare quel sentimento che si ritrova nei protagonisti del Gruppo Barnaba che si sono dedicati a riconoscere le infinite opere di bene che impegnano le comunità nella Diocesi?
Come si può chiamare quello che c’è nel cuore del numero incalcolabile di volontari giovani e anziani, donne e uomini: persone che, abitate dal Vangelo, tengono vivi innumerevoli segni di prossimità e di speranza?
Forse si può chiamare gioia.

Il delicato passaggio per avviare l’Assemblea Sinodale Decanale è espressione di discernimento e deliberazione ai fini della testimonianza cristiana.
È al contempo occasione di conversione a «una comunione più intensa e a una missione più attenta», nel territorio del vivere quotidiano. In questo cammino possiamo contare su una visione di fede, alimentata dal celebrare insieme i santi misteri, dalla preghiera personale.
I credenti riconoscono e invocano lo Spirito Santo, si lasciano condurre alla missione e sono grati per il dono della gioia.

Con ogni benedizione e buona speranza, siamo in cammino.

di monsignor Mario Delpini
Arcivescovo di Milano