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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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APPROFONDIMENTI/8

La zizzania c’è, ma non vince

Occorre pazienza e fermezza: la cernita avverrà alla fine, al momento del raccolto

di monsignor Pierantonio TREMOLADA Vicario episcopale

25 Novembre 2013

Vale la pena di sostare ancora sulla parabola che fa da sfondo alla Lettera pastorale di cui stiamo parlando: buon grano e zizzania nel campo.

Se la zizzania non va considerata la realtà principale, su cui puntare l’attenzione, è pur vero che essa esiste. In questo campo che è il mondo non tutto è buon seme e buon frutto. La zizzania, erba infestante e parassita, allude a una realtà presente e ben visibile, la quale nulla ha a che vedere con Dio, il Santo, e con il suo progetto sul mondo. La zizzania viene da un nemico che nella spiegazione di Gesù è qualificato come «il diavolo», colui che separa, divide, contrappone. Si tratta del male che, nelle sue diverse forme, ferisce il volto dell’umanità e dell’ambiente che essa abita.

Che esso possa scomparire è un’illusione: ciò avverrà solo al ritorno del Figlio dell’Uomo. Rassegnarsi semplicemente alla sua presenza sarebbe una sconfitta. L’atteggiamento giusto è quello della pazienza, che è la perseverante benevolenza dettata dalla simpatia che viene dalla fiducia: fiducia in Dio e simpatia per il mondo.

Al mondo ferito dalle opere del Maligno il discepolo di Gesù si accosta con la disposizione d’animo di chi non si sente estraneo e neppure vuole esserlo: la simpatia è disposizione positiva, coinvolgimento sincero, considerazione amorevole. Essa sorge da una sorta di solidarietà spirituale con quanto ci circonda e ci impedisce di prendere le distanze, di dire «non mi interessa!», «io non c’entro». E quando, per diverse ragioni, la realtà che ci sta attorno viene a pesare su di noi, ci tocca e ci ferisce, quando il mondo nel quale siamo colpisce con la sua malvagità, l’invincibile simpatia che nutriamo a suo favore ci impedirà di reagire istintivamente e duramente. Riusciremo così a non perdere la calma, a non inasprirci, a non andare in collera, a non rispondere al male col male, a non cadere schiavi di un desiderio di giustizia sotto il quale si intravede una malcelata sete di rivincita o addirittura di vendetta.

La simpatia per il mondo, quella simpatia tenace che viene dalla fede in Dio, ci custodisce in una mite fermezza, a cui daremo il nome nobile di pazienza. Essa non è la virtù dei deboli, ma dei forti. È la virtù di chi resiste, di chi sa affrontare la sfida del tempo e concede così al prossimo che sbaglia la possibilità di ravvedersi e di riscattarsi. Forse sta proprio qui il senso di un particolare non secondario della parabola: il grano e la zizzania devono crescere insieme. La cernita avverrà alla fine, quando ci sarà la mietitura.

 

da Avvenire,23/11/2013

In formato cartaceo
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La Lettera pastorale del cardinale Angelo Scola Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’umano è pubblicata dal Centro Ambrosiano (72 pagine - euro 2.50; ebook euro 1.49) ed è disponibile in tutte le librerie.