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Lainate

«La vita eterna è l’opera da narrare
di generazione in generazione»

Nel centenario di fondazione della chiesa parrocchiale di San Vittore Martire, l’Arcivescovo ha presieduto la messa e ha visitato una mostra commemorativa

6 Maggio 2012

Domenica 6 maggio il cardinale Angelo Scola ha fatto visita alla comunità di Lainate, che festeggiava il centenario della fondazione della chiesa parrocchiale dedicata a San Vittore. Ai bambini, ai ragazzi e ai giovani della parrocchia, che l’hanno accolto nel cortile dell’oratorio “San Giovanni Bosco”, l’Arcivescovo ha spiegato il significato del titolo della festa patronale “Una generazione narra all’altra”, ricordando il salmo 145: «Un uomo aveva il cuore pieno di gioia perché vedeva che la parola del Signore portava frutto generando famiglie piene dell’amore di Dio. Anche voi siete frutto dell’amore del Signore, che ha unito i vostri genitori. Loro sono i semi e voi siete i frutti».

I ragazzi hanno appeso simbolicamente i frutti del loro cammino di catechesi al dipinto di un albero. Gli studenti delle scuole medie, reduci da un pellegrinaggio a Roma, gli hanno chiesto di imprimere su una tavola di argilla i segni che i primi cristiani utilizzavano per esprimere la loro fede in Gesù: il Chirò e il “pesce”. Il Cardinale ha posto anche la propria firma su una divisa della squadra, dopo che il Gruppo sportivo dell’oratorio, che festeggia il 25° anno di attività, ha rinnovato la propria voglia di educare sempre, dentro e fuori dal campo. Infine i giovani hanno presentato e consegnato all’Arcivescovo il Progetto di Pastorale giovanile dei tre oratori di Lainate, in cammino verso l’Unità interparrocchiale.

«Mi avete accolto in cerchio, segno tangibile di comunità, del “Noi”. Gesù infatti ci ha insegnato che siamo tutti figli di Dio, uguali e legati da fraternità indissolubile. Il senso di comunità non è automatico: da soli siamo fragili. L’oratorio è luogo importante per vivere un progetto di vita compiuto e per affrontare e conoscere insieme gli aspetti della vita. Per imparare la bellezza della comunità bisogna avere un luogo di amici e solo in questo modo il seme diventerà albero».

Con l’accensione del “faro di San Vittore”, il pallone infuocato simbolo del martirio del santo patrono, è iniziata la messa solenne in chiesa parrocchiale. Durante l’omelia il Cardinale si è rivolto a tutta la comunità e ha ripreso il tema dei festeggiamenti: «Il Cristianesimo vive di generazione in generazione e, in questo modo, il popolo passa a quelli che verranno la fede in Dio, il dono più grande che rende la vita bella, buona e vera. Noi dobbiamo perciò, a nostra volta, trasmettere alle generazioni future le opere che Dio ha compiuto nella città di Lainate attraverso la fedeltà di tante generazioni, alla luce di Gesù come Colui per il quale vale la pena vivere. Come fece Vittore, vale la pena dare la vita! Che cosa narreremo alla generazione futura? Che cosa faranno e diranno i nostri figli? Il senso lo troviamo in una parola del Vangelo di oggi, parola decisiva senza la quale la vita cambia completamente: vita eterna».

«Su questa parola c’è molta confusione – ha proseguito -. C’è l’idea strana che la vita eterna arrivi solo dopo la morte; c’è una aspettativa strana da parte di tanti uomini e donne che si allontanano dalla fede anche se sono battezzati. Il Vangelo di Giovanni di oggi ci dice che Dio ha dato il potere a Gesù su ogni essere umano, ma il Suo non è il potere dei “sapientoni”, bensì il potere di Uno che ha dato la Sua vita per amare ognuno di noi, uno a uno. Ecco cosa narriamo da una generazione all’altra: la vita eterna, ovvero “che conoscano te, l’unico vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo”».

«Noi conosciamo Gesù Cristo – ha detto ancora l’Arcivescovo -: siamo tutti battezzati, viviamo la nostra vita cercando di seguirLo, immersi nella comunità cristiana. Questo significa perciò che la vita eterna non è solo l’aldilà, ma è già cominciata perché è già cominciato Gesù! Ecco l’opera che noi narriamo di generazione in generazione: la bellezza di vivere sin d’ora lo spazio della vita terrena in Gesù. Qual è il rischio più grande che possiamo correre? Quello di dimenticarci di questa grande verità che Gesù, la vita eterna, è la presenza più importante della nostra vita, che dà senso a tutti i nostri rapporti: è un rapporto nuovo con il Figlio di Dio che cambia il nostro modo di vivere. La tentazione è lasciare da parte Gesù. lasciarsi così prendere dalle cose da non vedere più “per chi” facciamo le cose. Per evitare tutto ciò bisogna essere capaci di domandare l’aiuto dello Spirito per stare attaccati alla presenza eucaristica di Gesù tra noi».

Il Cardinale ha ricordato l’ormai imminente Incontro mondiale delle Famiglie a Milano e ha esortato a impegnarsi per vivere tutti i giorni, fino in fondo, la vera vita eterna. Al termine della celebrazione ha voluto incontrare la gente e si è recato alla vicina chiesa del Carmine per visitare la mostra dedicata alla storia dei 100 anni della chiesa parrocchiale di San Vittore.

La presenza e le parole semplici ed efficaci del Cardinale hanno scaldato i cuori di tutti e hanno aiutato a rinnovare la consapevolezza che solo in Cristo si può essere, di generazione in generazione, veri testimoni della fede e dell’amore.