L’itinerario quaresimale di quest’anno si colora di toni accesi, se letto alla luce della Lettera pastorale. L’aspro dibattito tra Gesù e i farisei nel Vangelo della domenica di Abramo accende in modo energico l’invito a essere “nuove creature”, che la Lettera pastorale dell’Arcivescovo ci rivolge, facendo propria la riflessione di San Paolo. «La persona di Gesù Cristo e la sua vicenda umana documentano come Dio, entrando nella storia, voglia fecondare con la sua presenza rinnovatrice tutta la realtà. Anche oggi questa novità di vita può essere riconosciuta sui volti degli uomini e delle donne trasformati dalla fede: i “cristiani”, coloro che per grazia hanno ricevuto in dono la stessa vita di Gesù e Lo seguono nel quotidiano».
Il dibattito che si accende tra Gesù e i farisei tocca proprio questa caratteristica: la possibilità di riconoscere sul volto dei cristiani la forza rinnovatrice dell’amore di Dio per noi. La violenza con cui i farisei reagiscono a Gesù ci mostra in modo plastico le resistenze presenti in ogni uomo di fronte a questo riconoscimento; e la forza che possiede la libertà dell’uomo nell’inibire questa caratteristica. Gesù si rivela come il testimone del Padre; testimone nel senso che attraverso le sue azioni e le sue parole un Altro si comunica (Benedetto XVI). Ma l’arroccamento dei farisei sulle loro certezze impedisce non soltanto a loro stessi di diventare testimoni, ma addirittura di riconoscere la testimonianza in atto in quel momento in Gesù.
Le loro certezze rendono i farisei come l’uomo vecchio di cui bisogna liberarsi, per stare all’immagine di San Paolo; e la condizione di nuove creature diviene quindi la premessa necessaria perché la rivelazione di Dio possa avvenire e realizzarsi. Come ci ricorda il cardinale Scola nella lettera: «Questa novità di vita conduce tutti i fedeli, che l’hanno incontrata nelle diverse forme di realizzazione della Chiesa, a proporre il rapporto con Gesù, verità vivente e personale, come risorsa decisiva per il presente e per il futuro».
L’essere nuove creature non è dunque un progetto e nemmeno un calcolo, ma la costruzione di un legame sempre più intenso e intimo con Gesù, divenendo a nostra volta testimoni. «Pieni di gratitudine i cristiani intendono “restituire” il dono che immeritatamente hanno ricevuto e che, pertanto, chiede di essere comunicato con la stessa gratuità».
Da Avvenire, 22/03/14