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28 febbraio - 1 marzo

La reliquia di Paolo VI
nella chiesa che «non potè benedire»

La prima tappa milanese della reliquia nella parrocchia del Santo Curato D’Ars, che l’arcivescovo Montini volle far costruire, ma che non riuscì a consacrare perché nel frattempo fu eletto Papa. Significato dell’evento e attese della comunità nelle parole del parroco don Renzo Marnati

di Cristina CONTI

22 Febbraio 2015
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Domenica 1 marzo la parrocchia del Santo Curato D’Ars (via Giambellino 127) sarà la prima tappa milanese della peregrinatio della reliquia del Beato Paolo VI. Il «viaggio» dell’urna che contiene una delle due maglie insanguinate indossate da papa Montini a Manila nel 1970, quando subì un attentato fortunatamente sventato, è partito il 13 e 14 dicembre da Seveso (Mb) e si sta spostando di città in città nelle sette Zone pastorali per essere esposta alla venerazione dei fedeli.

Ora arriva a Milano toccando una parrocchia molto significativa, come spiega il parroco don Renzo Marnati: «Il rapporto tra papa Montini e la nostra chiesa è molto particolare, dato che è stata voluta da lui, nell’ambito del Piano per le nuove chiese che ha poi preso il suo nome: ha deciso di dedicarla al patrono di tutti i parroci e per la sua realizzazione ha chiesto un contributo a tutti i parroci della città. Quando era venuto in visita nella nostra zona si era accorto che qui stavano sorgendo nuove case: si stava creando una nuova periferia che aveva bisogno di una chiesa. Lo stesso tabernacolo, che ha la forma del tempio della Resurrezione di Gerusalemme, è stato donato da Paolo VI alla città e ha sulla porticina il suo stemma (un monte di sei cime sormontato da tre gigli). Ma c’è di più. Lo stesso Montini avrebbe dovuto venire a inaugurare la chiesa e si era già segnato sull’agenda la data: 21 giugno 1963. Ma quello fu proprio il giorno della sua elezione a Papa. Abbiamo ancora l’originale del telegramma che ci inviò per comunicarci che non avrebbe potuto partecipare. Quest’anno, inoltre, la nostra parrocchia celebra i cinquant’anni dalla sua fondazione. L’arrivo della reliquia è dunque un modo per ravvivare questo legame e dare un nuovo slancio al nostro cammino»

Qual è il programma di questa tappa della peregrinatio?
Sabato 28, alle 18, ci sarà l’accoglienza della reliquia e la messa presieduta da monsignor Carlo Faccendini, Vicario di Zona, e concelebrata dai parroci del Decanato. Alle 21 si proseguirà con una veglia di preghiera, in cui si alterneranno canti e testi significativi scritti dallo stesso Montini. Il giorno successivo, invece, alle 15.30 ci sarà un incontro dal titolo «Paolo VI e la famiglia», con introduzione del Decano di Giambellino don Antonio Torresin, secondo i contenuti del cammino sinodale. Affronteremo anche il tema delle periferie, tanto sentito nella società di oggi, ma già presente nel pensiero di Montini, quando decise di far sorgere una chiesa in questo territorio.

Quali sono le attese della comunità?
Sarà per noi un momento molto bello, che darà un significato ancora più profondo al nostro cammino di Chiesa, al legame con la diocesi e con le altre parrocchie della città: tutti i parroci di Milano, infatti, hanno contribuito alla sua costruzione. Il 6 maggio prossimo, inoltre, verrà qui in visita pastorale il cardinale Scola. La celebrazione del cinquantesimo della parrocchia continuerà per tutto l’anno: tra le iniziative organizzate per questo evento, ad aprile ci sarà anche la messinscena a teatro del testo inedito «Paolo VI e La stanza delle lacrime», prima nazionale di Marco Daverio che si terrà al Teatro di Milano, ex Cinema don Orione.

Come vi siete preparati all’incontro con la reliquia?
Tutto l’anno del cinquantesimo, nelle sue diverse iniziative, è stato orientato alla figura di Montini. Abbiamo iniziato il 19 ottobre, data della beatificazione di Paolo VI, organizzando la festa patronale della nostra parrocchia: in quell’occasione una nostra delegazione ha partecipato al pellegrinaggio a Roma, mentre qui abbiamo celebrato una giornata solenne collegata all’evento. E poi abbiamo continuato a sottolineare questo legame nel nostro cammino ordinario.