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10 novembre

«La prima carità è il racconto
dell’incontro con Gesù»

Il messaggio dell'Arcivescovo per la Giornata diocesana della Caritas nella Solennità di Cristo Re. «Attraverso la vostra attività - scrive agli operatori - molti uomini e donne entrano in contatto col Vangelo anche senza saperlo»

del cardinale Angelo SCOLA Arcivescovo di Milano

8 Novembre 2013

Carissimi,

nella Solennità del Signore Gesù Cristo Re dell’universo, la Chiesa ambrosiana celebra la Giornata diocesana della Caritas. In questa occasione, con gioia e gratitudine, rivolgo a quanti sono impegnati in vario modo nelle Caritas parrocchiali, decanali e zonali il mio più cordiale saluto.

«Potente in parole e opere», è una affascinante definizione di Gesù. Essa è molto impegnativa per ogni suo discepolo chiamato a mostrare la sua presenza in mezzo ai fratelli uomini, dopo la sua Passione, Morte, Resurrezione e Ascensione al cielo.

L’opera di Sieger Köder (pittore tedesco e sacerdote), scelta per la locandina distribuita in tutte le comunità della nostra Diocesi in occasione di questa Giornata Diocesana Caritas, descrive la cena di Emmaus con i due discepoli che riconoscono Gesù al momento dello spezzare del pane. Un riconoscimento reso possibile dopo che i due si erano lasciati appassionare dal racconto che il misterioso viandante aveva fatto loro lungo la via. Un racconto in cui viene loro svelato il piano di Dio, che si realizza proprio attraverso il dono di Gesù sulla croce. Il pane diviso e condiviso rappresentano l’offerta di Gesù, del Suo corpo e del Suo sangue. Il quadro evidenzia una tavola imbandita con pane e vino: in primo piano si distinguono anche rotoli di quella Scrittura che contiene la Parola di Dio, il racconto del Suo amore per noi. Attorno alla tavola si vedono i due discepoli: a capotavola c’è un bicchiere di vino, un pezzo di pane, ma non c’è nessun’altra figura. Solo una grande luce, per ricordare che, nel momento in cui i due discepoli riconoscono Gesù, Lui scompare dalla loro vista. La Sua presenza in mezzo a noi prende un’altra forma. Essa è affidata all’Eucaristia. La Chiesa è chiamata a prolungare la presenza di Gesù nella storia così da renderLo incontrabile. Per questo i cristiani vogliono manifestare, con la memoria eucaristica illuminata dalla Sua Parola, la vicinanza e la condivisione che generano comunione tra gli uomini.

Carissimi operatori della carità lasciatemi dire che è attraverso la vostra attività che molti uomini e donne oggi – anche senza saperlo – entrano in contatto con l’evangelo, con la buona notizia portata da Gesù. Essa rende certi gli uomini di una inaudita benevolenza da parte di Dio nei loro confronti.

Come sapete, all’inizio di questo anno pastorale ho scritto una lettera a tutti gli abitanti della nostra grande Diocesi dal titolo “Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’umano” e sono certo che abbiate già avuto modo di leggerla. Mi piace pensare che l’attività e la sensibilità promosse da Caritas Ambrosiana in Diocesi rappresentino una via privilegiata lungo la quale la comunità cristiana esce da se stessa e va incontro all’uomo, specie lungo le strade della fragilità e dell’esclusione, in quelle periferie esistenziali di cui ci ha parlato Papa Francesco in questi mesi.

Auspico che il vostro “fare” sia in grado di andare incontro all’umano attraverso opere capaci di “parlare”, di far riecheggiare la parola di Gesù, ma anche con il desiderio di “dire” di Gesù, del Suo evangelo, nel rispetto assoluto della coscienza e delle convinzioni di chi incontrerete, portando nel cuore la convinzione che la prima carità, il primo servizio da offrire è il racconto del vostro incontro con Gesù, vero motivo che giustifica e sostiene il vostro indispensabile impegno e la vostra testimonianza. Nella lettera pastorale ricordo che: «Una testimonianza che si riduca alla sola, pur importante, coerenza del singolo con alcuni principi di comportamento, non risulta convincente… Il testimone rinvia a Cristo, sommamente amato, non a sè. Per questo non mortifica la libertà dell’altro, non è schiavo dei risultati, non isola e non divide… La testimonianza stabilisce legami e crea luoghi di convivenza, dove sia possibile sperimentare una umanità rinnovata, un modo più vero di “sentire” la vita, di essere amati e di amare».

Carissimi amici, nel dirvi ancora il mio grazie per il vostro impegno intelligente e arduo, vorrei concludere questo messaggio legandolo ancora una volta alla lettera pastorale “Il campo è il mondo”, laddove metto in evidenza come i diversi strumenti rappresentati dagli Uffici di Curia si devono pensare ed organizzare al servizio dei soggetti della pastorale: parrocchie, comunità pastorali, associazioni, movimenti, … Ebbene, nell’incoraggiare gli Uffici centrali di Caritas Ambrosiana a questa preziosa funzione di promozione, di formazione e di coordinamento, voglio auspicare che localmente, specie a livello decanale, non manchino mai le figure di riferimento in grado di favorire quell’indispensabile lavoro comune tra le Parrocchie e le Comunità Pastorali, nonché un altrettanto indispensabile collegamento con le articolazioni diocesane di Caritas Ambrosiana.

So che nel mese di settembre avete vissuto un importante Convegno dal titolo provocante: “Una profezia di nome caritas”. Ebbene, il mio augurio è che in questo anno pastorale ciascun operatore di Caritas, volontario o professionista, senta l’onore e la responsabilità di prolungare quella potenza di opere e parole che fu di Gesù. Nell’impegno quotidiano di Caritas s’avveri Gesù, Evangelo dell’umano.

Nell’augurare buon cammino di cuore Vi saluto e Vi benedico.