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25 maggio

La parrocchia operaia
si apre al mondo intero

L’Arcivescovo celebra in Gesù Divino Lavoratore che, voluta da Montini accanto alle grandi fabbriche ora dismesse, festeggia il 50° di fondazione. Oggi ospita stabilmente un sacerdote straniero ed è gemellata con la Chiesa di Cluj in Romania. Parla il parroco don Luciano Angaroni

di Cristina CONTI

24 Maggio 2014

Domenica 25 maggio il cardinale Angelo Scola si recherà in visita alla parrocchia Gesù Divino Lavoratore (piazza S. Giuseppe 2, Milano): alle 10.30 presiederà la celebrazione eucaristica. Quali sono le caratteristiche di questa comunità? L’abbiamo chiesto al parroco, don Luciano Angaroni.

Come vi siete preparati all’incontro con l’Arcivescovo?
L’occasione d’invito al Cardinale è il 50° di fondazione della parrocchia, evento che intendiamo vivere interamente sotto l’aspetto “ecclesiale”. La parrocchia è stata voluta dall’allora cardinale Giovanni Battista Montini, pensata come punto di riferimento per tutta la realtà operaia della città e per questo dedicata a “Gesù Divino Lavoratore”. La prima cappella è stata inaugurata dal cardinale Giovanni Colombo il 2 agosto 1964, la chiesa attuale è stata da lui consacrata il 1° maggio 1967.

Come siete organizzati dal punto di vista pastorale?
Nella nostra parrocchia, come in tutte, c’è un Consiglio pastorale. È rappresentativo e affiatato e si ritrova regolarmente ogni mese per affrontare le tematiche più importanti per la comunità, partendo sempre da una riflessione condivisa sulla Lettera pastorale dell’Arcivescovo. L’oratorio è una realtà significativa e viva: durante l’anno ci sono le iniziative per i ragazzi del catechismo e le loro famiglie; le attività estive sono molto seguite e proponiamo cammini educativi a preadolescenti, adolescenti e giovani, con diverse iniziative condivise con gli altri oratori del Decanato. Qui sono sbocciate diverse vocazioni: tre sacerdotali e una femminile di consacrazione laicale. Da alcuni anni abbiamo un sacerdote straniero, a Milano per studi, in convenzione con l’Ufficio missionario diocesano. Da ottobre 2011 è con noi don Benny Thoppiparambil, indiano del Kerala di rito latino; prima di lui don Norbert Messi Belibi, del Cameroun, rimasto con noi da maggio 2009 e morto nell’agosto 2011 all’ospedale Niguarda: la nostra comunità parrocchiale lo ricorda sempre con affetto. C’è una concreta collaborazione nel Decanato tra i sacerdoti, nelle attività caritative e nella pastorale giovanile.

Chi sono gli abitanti della vostra parrocchia?
La nostra parrocchia si trova all’estrema periferia nord di Milano ed è sorta all’inizio degli anni Sessanta nella zona allora più popolare e operaia della città, con una forte immigrazione dal Sud, accanto alle grandi industrie (Pirelli, Marelli, Breda…). La realtà sociale è profondamente cambiata da allora, con la scomparsa delle fabbriche, ma la popolazione operaia naturalmente è rimasta, in un quartiere che è sostanzialmente “dormitorio”. C’è da segnalare una situazione di degrado sociale. Ai margini della parrocchia sono presenti grandi palazzi con circa 200 famiglie, molte delle quali abusive. Il consumo di droga, eclatante soprattutto negli anni Settanta e Ottanta, causa di diverse vittime, è sicuramente ancora consistente, anche se non appariscente. Non è ancora significativa, ma sta aumentando la presenza di studenti universitari della Bicocca, spesso solo di passaggio. La gente della parrocchia è mediamente anziana, anche se c’è un numero significativo di ragazzi.

Quali sono le principali attività organizzate?
Quelle caritative e missionarie sono molto incisive. La San Vincenzo, in collegamento con la Caritas decanale, offre uno Sportello di ascolto settimanale, distribuisce mensilmente pacchi viveri a circa 80 famiglie e segue situazioni particolarmente gravi. Il Gruppo missionario è sorto da una decina d’anni per sostenere l’opera missionaria di una nostra suora in Etiopia, si sta sempre più integrando con il cammino diocesano e partecipa attivamente anche alla Commissione interdecanale della Zona Nord di Milano. Il Teatro di Piazza San Giuseppe, posizionato fisicamente sotto la chiesa, da oltre 20 anni propone tra l’altro il Bicocchin d’or, una rassegna annuale di spettacoli teatrali in dialetto milanese. Si sta facendo sempre più significativo inoltre il rapporto che con monsignor Florentin, vescovo greco-cattolico di Cluj (Romania), e con la sua Chiesa, che nel dopoguerra ha vissuto 40 anni di persecuzione comunista. Con lui e con alcune famiglie di Cluj abbiamo vissuto il VII Incontro mondiale delle famiglie. Le nostre famiglie a loro volta sono state ospitate in occasione del 160° anniversario di fondazione della loro Eparchia lo scorso novembre: un segno di bella comunione ecclesiale.