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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Riflessione

La Messa festiva e la preghiera dopo il Covid

La ripresa della partecipazione popolare alle liturgie non è immune da dubbi. L’unico chiarimento può venire dalla grazia di Dio

di don Giovanni GIAVINI

3 Giugno 2020

Nella speranza che la pandemia passi presto, già sono parecchie le riflessioni sul dopo. Vorrei inserire anche queste mie.

Si è detto che dopo l’assenza forzata della Messa festiva normale in molti si sarebbe risvegliata o si risveglierà la sua nostalgia, Può darsi e sarebbe bello. Io ho qualche dubbio. Siamo infatti in un clima religioso e cattolico che non la lascia facilmente supporre, almeno in contesti come Milano. Non si può prevedere anche gente che si senta tranquilla e anzi contenta di aver potuto godere la domenica anche senza la classica Messa festiva? Diamo tempo al tempo per verificare e cercheremo poi le vie migliori per recuperare fede e pratiche.

Per la liberazione dalla pandemia si elevarono abbondanti preghiere con Papi, clero, religiosi/e e fedeli di ogni ceto a Dio, alle Madonne di tutti i santuari e ai Santi/e di ogni regione. Risultato? È difficile parlare di esaudimento miracoloso, anzi. Unico fatto meraviglioso o anche miracoloso è forse la dedizione generosa di tante persone in aiuto ai malati, a cominciare dal personale ospedaliero e assistenziale, cattolico e non solo. Tante preghiere dunque e deludente risultato. A parte i soliti problemi circa loro formule e contenuti, non può risorgere qualche dubbio proprio sul senso e sull’efficacia della preghiera?

Ho gettato dal pulpito questo mio dubbio e varie persone mi hanno ringraziato per la lealtà.

Lanciamo qualche àncora di salvataggio? Potrebbe servire un pensiero di Sant’Agostino nel suo commento al Padre Nostro: Dio sa già di che cosa abbiamo bisogno veramente e non aspetta che noi glielo chiediamo; Lui è come il sole, la cui luce già risplende per tutti gli occhi; non tutti gli occhi invece sono aperti a tale luce e ne rimangono privi; la preghiera serve a noi, ci aiuta ad aprire gli occhi del cuore alla grazia del Padre e quindi a goderne.

Ma quale grazia ci può venire davvero da tale Padre che è Padre ma celeste, ossia anche sempre “altro da noi”? Stando alla preghiera del Padre Nostro, tale grazia è, almeno innanzitutto, la santificazione o riconoscimento  del Suo nome di Padre, la venuta del Suo regno di Padre, l’adempimento della Sua volontà di Padre che ama la sua famiglia umana e quindi ci vuole e ci aiuta a vivere come Suoi figli-fratelli-risorti (di tutto ciò Gesù, il Figlio di tale Padre, è con la sua vita e il suo Spirito il grande segno e dono). Dopo tale preziosa grazia e secondariamente – e ciò non mi piace, direbbe qualcuno – tale grazia comprende anche il pane di ogni giorno, il perdono dei peccati, la forza nelle prove e la liberazione da ogni male (magari anche con qualche… colpo correttivo). Doni che noi metteremmo e mettiamo spesso ai primi posti: le grazie al posto de “la grazia” e così ci facciamo del male. O no? Dipende dal punto di vista: la fede in Dio Padre o nei nostri modi di vedere, la fede nella Sua logica o nella nostra. 

Sono considerazioni  illuminanti anche per quei nostri dubbi dai quali siamo partiti. E che possono spiegare anche gli autentici miracoli avvenuti pure nelle attuali circostanze di epidemia, ma che possono accadere e accadono – grazie innanzitutto a Dio – ogni giorno, spesso nel silenzio della quotidianità. Oppure nella scia di tanti altri antichi e moderni Santi e martiri.