L’Anno pastorale che, per consolidata tradizione, la Chiesa ambrosiana inaugura il prossimo 8 settembre – solennità della Natività di Maria, cui è intitolata la nostra Cattedrale – coincide con lo speciale Anno della fede, indetto da papa Benedetto XVI (11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013). Come ha ricordato lo stesso Santo Padre durante il suo incontro con la cittadinanza in Piazza Duomo lo scorso 1 giugno: «La fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi, vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria».
Intraprendere il cammino di un nuovo Anno pastorale può evocare forse nell’immaginario collettivo tutta una serie di cose da fare, di iniziative e di proposte, o può addirittura rischiare di scivolare in una monotona ripetizione di ricorrenze di calendario. Proprio per questo, non dobbiamo accogliere «passivamente» questo evento, ma farci coinvolgere in prima persona e interrogarci su quanto il Signore ci domanda. A partire dalla Lettera apostolica «La porta della fede» e dalle applicazioni che vorrà comunicarci il nostro Arcivescovo, che per la prima volta celebra il Pontificale della Natività di Maria, siamo richiamati «alla necessità di approfondire la nostra esperienza cristiana, per seguire Gesù che ci appassiona a tutto ciò che è umano» (cardinale Angelo Scola).
Questo Anno della fede si colloca nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (11 ottobre 1962) e nel ventesimo anniversario della promulgazione del «Catechismo della Chiesa Cattolica» (11 ottobre 1992). Il tema della fede, che rischia di essere spesso confinato alla sfera privata delle persone, si presenta invece come centrale nella vita dei singoli e delle stesse comunità cristiane. Certamente «la fede è un atto personale: è la libera risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio che si rivela. La fede però non è un atto isolato […]. “Credere” è un atto ecclesiale. La fede della Chiesa precede, genera, sostiene e nutre la nostra fede» («Catechismo della Chiesa Cattolica», n. 166. 182). Proprio una rinnovata assimilazione dei testi conciliari e la riscoperta dei contenuti fondamentali della fede, così come sono presentati nel «Catechismo della Chiesa Cattolica», saranno la via per alimentare e sostenere il nostro cammino di fede. Tutto questo però si realizzerà a partire dall’esperienza personale ed ecclesiale della fede.
Credere significa infatti appoggiarsi alla roccia sicura del Vangelo, fidandosi dell’iniziativa stessa di Dio che in Gesù, vivente oggi, ci viene incontro nella nostra storia. La fede nella misura in cui è risposta libera all’invito del Signore, attraverso un autentico cammino di conversione, può diventare anche per ciascuno di noi «un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo» («La porta della fede», n. 6). La fede ci inserisce nel mistero della vita risorta, di quella pienezza di vita che nasce proprio dal nostro credere in Gesù: solo accogliendo il mistero del suo amore possiamo comprendere la nostra esistenza; solo accogliendo la sua Parola possiamo riconoscerla come luce per i nostri passi incerti.
Sabato 8 settembre, quindi, l’intera Diocesi, in tutte le sue componenti, si riunirà in Cattedrale, attorno al proprio Arcivescovo, per iniziare insieme il cammino di un nuovo Anno pastorale, per ripartire insieme dalla Parola di Dio e dalla Eucaristia. La celebrazione della Natività di Maria – in cui sono presentati i Candidati agli Ordini sacri e che, quest’anno, è occasione di saluto e ringraziamento a monsignor Carlo Redaelli, già Vicario generale della nostra Diocesi, nominato Arcivescovo metropolita di Gorizia – è invito a prendere coscienza proprio di questo nuovo inizio. La vergine Maria «realizza nel modo più perfetto l’obbedienza della fede» («Catechismo della Chiesa Cattolica», n. 148). In Lei è offerta l’alba della pienezza della storia della salvezza, per questo all’inizio del nuovo Anno pastorale ci affidiamo alla sua materna intercessione. «La fede – ci ricorda ancora papa Benedetto XVI – è decidere di stare con il Signore per vivere con Lui. E questo “stare con Lui” introduce alla comprensione delle ragioni per cui si crede» («La porta della fede», n. 10): sia questo l’impegno che, sull’esempio di Maria, siamo chiamati a riscoprire lungo tutto questo anno, per comprendere e rendere ragione della speranza che è in noi (cfr. Efesini 1,18).