Quanto buio può sopportare la terra?
Il buio: sguardi smarriti che non vedono speranze,
bellezze perdute, nascoste in un abisso di nulla,
cuori spaventati, che invocano abbracci.
Quanto buio può sopportare la terra?
La terra non si stanca, non sopporta,
custodisce invece un germoglio
e prega: ci vorrebbe una luce, un sole che sorge dall’alto.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,9).
Quante parole può sopportare la terra?
Le parole perdute, che non sono più nomi di niente
che non sono più cose e verità da dire,
le parole cattive, armi per ferire,
le parole sceme, le parole false, le parole troppe,
le parole grigie che seminano grigiore, lamento e scontento.
Quante parole può sopportare la terra?
La terra non si stanca, non sopporta,
si impregna invece di letame
e prega: ci vorrebbe un silenzio, per una confidenza amica.
E il Verbo si fece carne (Gv 1,14)
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi
E la vostra gioia sia piena (Gv 15,11).
Quanto dolore può sopportare la terra?
Non vi sembra l’orrore e il grido, le lacrime e la rabbia
siano già oltre il limite dell’eccessivo?
Quanto dolore può sopportare la terra?
La terra, come la madre, non pone limiti e non dispera,
non vive la pazienza come una forma trattenuta di esasperazione,
ma come una preghiera: ci vorrebbe qualche cosa come una specie di pace!
anzi – un sogno? – come una festa
non una qualche attesa di un risarcimento postumo
ma come una esperienza di letizia compiuta.
Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia
che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide
un salvatore, che è Cristo Signore (Lc 2,10-11)
A Natale possa riposare la terra, e possa rallegrarsi la moltitudine immensa dei figli di Dio
che percorrono la terra e ne imparano la preghiera.
Auguri!