In questo anno pastorale la Chiesa ambrosiana è stata invitata dal suo Arcivescovo a compiere un percorso di valorizzazione di alcuni aspetti delle celebrazioni, per favorire una partecipazione piena, consapevole e attiva dei fedeli alla liturgia.
Questo è anche il motivo ispiratore del 55° convegno liturgico-pastorale che l’Associazione Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo organizza dal 9 al 12 aprile presso l’Oasi San Francesco di Milano (via Arzaga 6), con l’obiettivo di tracciare un bilancio e avanzare proposte a cinquant’anni dalla Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium. Il convegno celebra l’85° anniversario dell’Opera della Regalità di N.S.G.C. ed è dedicato alla memoria dei fondatori, padre Agostino Gemelli e la Venerabile Armida Barelli.
L’Opera della Regalità prese ufficialmente avvio il 6 gennaio 1929, partendo dalla sincera preoccupazione di padre Gemelli e Armida Barelli riguardo la mancanza di una partecipazione attiva dei laici alla liturgia, e seguendo le linee del Movimento liturgico che si stava sviluppando in Europa. L’idea ebbe fortuna e l’Opera si consolidò, tanto da essere uno degli elementi che parteciparono alla stesura della Sacrosanctum Concilium, soprattutto con la presenza nella commissione conciliare del suo presidente, il cardinale Ferdinando Antonelli.
Il convegno intende analizzare il tema della «attiva partecipazione» dei laici nell’odierna situazione ecclesiale e pastorale italiana, portando, se possibile, un contributo alla piena realizzazione degli scopi conciliari, con uno sguardo soprattutto sul futuro prossimo, nella certezza che una liturgia «bella» e attivamente partecipata e la spiritualità che da essa nasce, contribuiranno efficacemente alla «nuova evangelizzazione».
L’assistente spirituale generale dell’Opera della Regalità, monsignor Antonio Donghi, noto liturgista, sottolinea: «La riscoperta delle dinamiche interne alla Sacrosanctum Concilium, a cinquant’anni dalla sua promulgazione, ci permette di dare una lettura contemporanea molto profonda e spiritualmente feconda del significato di “partecipazione attiva”, soprattutto dei laici, poiché fa riscoprire la necessità di ogni discepolo di maturare nell’identità pasquale. La storia c’insegna che sempre nella Chiesa è stata presente l’esigenza d’accedere alla celebrazione liturgica in forme e secondo esigenze pastorali e culturali dell’oggi, poiché l’idea di partecipazione è frutto di una molteplicità di elementi culturali, sociologici, storici, teologici, pastorali. Alla scuola della Sacrosanctum Concilium sappiamo così cogliere il senso di partecipazione attiva nel contesto ecclesiale odierno, nell’ottica delle stimolazioni nate dal Concilio Vaticano II.
Non possiamo affrontare il problema della partecipazione attiva se non teniamo, però, presente in modo critico il contesto in cui si muovono i cristiani del nostro tempo. Infatti, è l’uomo che con tutta la propria persona entra nella dinamica dell’azione celebrativa. Le indagini contemporanee circa la religiosità postmoderna sono estremamente significative. Tre potrebbero essere le matrici dell’uomo contemporaneo: il soggettivismo, la manipolazione e la dominante psicologica. Questi tratti della coscienza contemporanea mostrano in modo sufficiente la difficoltà dell’uomo dei nostri giorni ad aprirsi alla trascendenza, al totalmente Altro che determina l’esistenza stessa della storia delle persone e, dunque, al messaggio della comunicazione che Dio fa di se stesso all’umanità».