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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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24 novembre

La “Don Gnocchi” ricorda Gilardi e Pisoni

Una celebrazione eucaristica e una pubblicazione promossa dalla Fondazione nel 50° e nel 20° anniversario della scomparsa dei suoi primi due presidenti

8 Novembre 2012

Doppio, significativo anniversario per la Fondazione Don Gnocchi: sono infatti trascorsi cinquant’anni dalla morte di monsignor Edoardo Gilardi,  primo successore di don Carlo Gnocchi alla guida dell’allora “Pro Juventute”, e venti dalla scomparsa di monsignor Ernesto Pisoni, presidente per ben tre decenni. I due ex presidenti saranno ricordati a fine novembre con una celebrazione e con la pubblicazione del libro L’eredità di don Gnocchi con le tappe principali della loro vita e del loro generoso impegno per la “baracca”.

In particolare, sabato 24 novembre, alle 10.30, al Santuario del Beato don Carlo Gnocchi presso il Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano (via Capecelatro 66), si terrà una celebrazione eucaristica in ricordo degli ex-presidenti della Fondazione, presieduta dall’Arcivescovo emerito di Siena e Ordinario Militare emerito monsignor Gaetano Bonicelli e concelebrata dall’attuale presidente della Fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari.

Monsignor Gilardi nacque a Lecco il 24 maggio 1892. Ordinato sacerdote a 23 anni, si ritrovò giovanissimo cappellano del 12° Reggimento Bersaglieri nella prima guerra mondiale, dove si prodigò incessantemente a favore dei feriti e dei morenti, tanto da meritarsi ben cinque medaglie di bronzo e d’argento al valor militare. A guerra finita, fondò la prima casa di lavoro e patronato per i ciechi di guerra in Milano, che lo porterà negli anni successivi (1931) a dar vita alla Casa del cieco di Civate (Lc), concepita con criteri allora di avanguardia. L’impegno a favore dei ciechi fu per don Gilardi una costante a cui affiancò con il tempo altri prestigiosi incarichi nel campo dell’assistenza. Stretto collaboratore di don Gnocchi nel secondo dopoguerra, alla morte di quest’ultimo e all’età di 64 anni non esitò a prendere il suo posto («se il consiglio della Pro Juventute ti offrisse la presidenza dell’Ente – gli scrisse don Carlo -, sappi che mi farai il più grande dono accettando. È in questa speranza che vado al Signore»), fiero di intraprendere questo nuovo impegno nel quale profuse tutte le sue energie. Fu presidente dal 1956 fino alla scomparsa nel 1962, portando tra l’altro a termine il Centro pilota di Milano, acquisendo e ristrutturando il Centro di Marina di Massa, ampliando e sviluppando l’eredità ricevuta da don Gnocchi.

A Gilardi succedette monsignor Ernesto Pisoni. Nato nel 1920 ad Arconate, nell’hinterland milanese, fu ordinato sacerdote nel 1943. Insegnante e giornalista, nel 1946, a soli 26 anni, venne nominato dal cardinale Schuster direttore del quotidiano milanese cattolico L’Italia, dove rimase fino al 30 aprile 1961. Alla direzione de L’Italia portò il giornale a diventare presenza determinante nei grandi avvenimenti politici del 1947: le prime elezioni, la Costituente e il 1948, con le elezioni politiche decisive per l’appartenenza dell’Italia al mondo occidentale. Raccolse attorno a sé un grande numero di collaboratori, tra i quali il senatore Sturzo, l’onorevole Andreotti, l’onorevole Scelba, don Mazzolari e molti altri protagonisti della cultura cattolica e politica di quel tempo. Fu nominato parroco di San Gottardo al Palazzo Reale, che divenne la Chiesa degli Artisti e dove per anni la sua predicazione e il suo apostolato lasciarono profonde tracce nel mondo culturale milanese. Con il senatore Enrico Falck fondò il Centro culturale “Ambrosianeum” per l’irradiazione della cultura e della teologia cattolica tra i laici. Promosse dibattiti tra gli esponenti culturali e fondò un Collegio Ambrosiano delle Scienze. Dopo aver lasciato L’Italia, venne candidato dall’allora Arcivescovo di Milano Giovanbattista Montini alla presidenza della Fondazione Pro Juventute, carica che ricoprì fino alla morte, avvenuta il 19 novembre 1992. Negli anni della sua presidenza, superata la fase dei mutilatini e l’emergenza dei poliomielitici, la Fondazione dilatò il proprio campo d’azione in ambito socio-sanitario, aprendosi a tutte le forme di handicap motori e psicosensoriali, potenziando la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica e aprendosi alle prime iniziative di solidarietà internazionale.