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Milano

«La domanda di salute
è una domanda di salvezza»

Festa del Perdono al Policlinico con l'Arcivescovo, che ha celebrato la messa nella chiesa dell’Annunciata e ha dialogato con alcuni operatori sanitari nell’Aula magna dell’Università degli Studi: «Quello tra il paziente e la persona che cura è un incontro di libertà»

di Francesca LOZITO

18 Aprile 2013

La cura come lo sguardo d’amore che Dio ha posato su ogni uomo. Il comune desiderio di salvezza di tutte le persone, a qualsiasi fede appartengano. È un monito, quello che l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha rivolto a medici, infermieri, dirigenti dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Nella ricorrenza della Festa del Perdono, infatti, l’Arcivescovo di Milano ha incontrato questa mattina la comunità del Policlinico, prima con la celebrazione della Messa nella Cappella dell’Annunciazione, poi in Aula Magna dell’Università degli Studi, dove ha risposto alle domande poste dai rappresentanti delle varie realtà che vivono e lavorano nella struttura, in un dibattito moderato da Giancarlo Cesana, presidente della Fondazione Irccs Ca’ Granda, e a cui è intervenuto anche Gianluca Vago, magnifico rettore dell’Università degli Studi..

Al termine della celebrazione l’Arcivescovo, che è anche parroco della cappella situata nell’edificio di via Festa del Perdono, aveva congedato i partecipanti alla funzione religiosa invitandoli a «vivere ogni giorno nel proprio lavoro un’unità profonda nel rispetto di tutti, proponendo con vigore a chi crede il nesso costitutivo tra il significato del vivere e l’agire medico».

Così, a Ester Borrovich Boquerizo, operatrice sociosanitaria in Urologia, che chiedeva a Scola come porsi nel suo lavoro nei confronti di quanti appartengono a fedi diverse dalla sua, l’Arcivescovo ha ricordato che «il bisogno di guarigione e il desiderio di salvezza lo abbiamo tutti, indipendentemente dalla visione della vita. Occorre praticare nei confronti di tutti il guarire, il curare e il consolare (il tema dell’incontro era proprio dedicato a questi tre aspetti, ndr). Quello tra il paziente e la persona che cura è un incontro di libertà – ha proseguito l’Arcivescovo -, il “paragone” tra le fedi è elemento che unisce, che fa crescere». Per questo Scola ha esortato «la libertà del paziente e dell’operatore sanitario» a esporsi «con naturalezza a partire dal bisogno comune di religione e di salvezza».

Tanti i temi toccati nella mattinata: dal rapporto tra tecnica pura e sguardo globale sul paziente alla possibilità per le nuove generazioni di esprimersi in questo ambito, fino alla crisi economica. Secondo Scola occorre conciliare «l’esigenza di efficacia della cura con lo sguardo ricco di compassione nei confronti del malato». E cita «la consolazione del moribondo», che è «parte integrante della cura. La consolazione – prosegue – è decisiva nel percepire la domanda radicale del paziente». Perché «la domanda di salute che il paziente mette davanti a chi lo ha in cura è una domanda di salvezza. Il paziente chiede di “durare” sempre, anche oltre la morte. Perché chiede di essere amato».