«Il pellegrinaggio è il gesto di un uomo libero». Il cardinale Angelo Scola ha intitolato così un paragrafo della sua recente comunicazione ai giovani preti milanesi in partenza per un viaggio spirituale. Egli, in quel frangente, si è rivolto ai sacerdoti, ma senza dubbio stava descrivendo i pellegrini di ogni condizione e diretti a ogni meta. In prima battuta certamente alla destinazione spirituale per eccellenza, la Terra Santa, dove Scola guiderà un pellegrinaggio diocesano dal 27 dicembre 2014 al 3 gennaio 2015.
Il pellegrinaggio: un io-in-relazione
Riferendosi in generale alle ferite della Storia – ferite sulle quali ciclicamente si butta sale, come avvenuto in estate nei luoghi di Gesù – l’Arcivescovo ha sostenuto, poi, che «il cattolicesimo non propone di “distruggere/eliminare per vivere”, ma di portare a qualcuno la propria fatica, la propria sofferenza. La Chiesa, guardando Cristo, ci dice che il dolore non si può eliminare, che la sofferenza non si può fuggire e che la consapevolezza non si può evitare. Essa, guardando Cristo, ci dice che tutto si può portare a Qualcuno. Da secoli tutto ciò avviene, nella tradizione della fede, anche con il gesto del pellegrinaggio». E ha infine concluso asserendo che «il pellegrinaggio è un gesto paradigmatico di un io-in-relazione». Certamente in relazione con Dio, e col Figlio suo incarnato, ma pure coi fratelli.
E proprio a questo stile è stato improntato il viaggio in Terra santa. È l’orizzonte teologico che lo ha motivato, ma è pure ciò che i fratelli che vivono in quei luoghi si attendono. Come esplicitamente affermato da Sua Beatitudine Fouad Twal, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, nella lettera con la quale accoglie l’invito a incontrare a fine anno i pellegrini milanesi. «Vi sono grato, scrive, per questa iniziativa e ben lieto di questo incontro. Sarà questo un momento di testimonianza di quella che è la nostra vita e la nostra realtà». Una realtà non piana, ma neppure pericolosa. Ne hanno dato conferma pochi giorni fa gli Ordinari Cattolici di Terra Santa: «Il percorso dei pellegrini è sempre stato e resta in grande sicurezza. I pellegrini rappresentano un ponte di pace in questa tribolata regione del mondo».
«Benedici il tuo popolo dalla tua dimora»
Visitare la «Casa» di Gesù, allora, vuol dire partecipare alle preoccupazioni dei nostri fratelli, ma non meno invocare la benedizione del Signore. Ed, infatti, «Benedici il tuo popolo dalla tua dimora» (Dt 26, 5) è il titolo del viaggio spirituale ambrosiano. L’intero versetto del Deuteronomio sarà meditato e commentato in ciascuna sua parte proprio nei luoghi che hanno una corrispondenza col tema in oggetto.
Si riaffermerà così ancora una volta il primato della Grazia che ha cambiato le relazioni e troverà spazio il pensiero sulla fatica. Non sarà tralasciato inoltre il tema della trasmissione della fede e quello della convivenza dipinta con le immagini del cibo. Il collegamento all’Expo sarà quindi quanto mai diretto.
l programma del viaggio
Sono due i pacchetti proposti dal Servizio per la pastorale del turismo e i pellegrinaggi. Il primo prevede il viaggio solo in Israele (euro 1440), il secondo invece quello in Israele e in Giordania (euro 1595). Entrambi gli itinerari avranno i primi tre giorni comuni a Gerusalemme e Betlemme. Non si seguirà quindi la cronologia classica del pellegrinaggio. L’attenzione alla prevalenza dei temi e all’unità della proposta diocesana hanno consigliato di affidare interamente, per un maggiore coordinamento, l’organizzazione tecnica all’agenzia Duomo Viaggi (www.duomoviaggi.it). Le agenzie di territorio, avendo riconosciuto la validità pastorale dell’intuizione, continueranno a rapportarsi direttamente con i propri clienti; interfacciandosi esse stesse con la Duomo viaggi e raccogliendo le iscrizioni entro il 15 ottobre.