Sirio 26-29 marzo 2024
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8 maggio

La Croce ascolta le speranze di Milano

La «Professio fidei» della Chiesa ambrosiana: una peregrinazione negli ambienti dove si vivono le passioni dell’uomo

di Pino NARDI

4 Maggio 2014

«Il Chiodo sarà in questi ambienti per ascoltare e raccogliere le loro voci e allo stesso tempo per unificarle e portarle ai piedi della Croce alla sera della Professio fidei. Il cardinale Scola ci tiene a sottolineare questa idea della Professio fidei “laica”: noi attraversiamo la storia vivendola come la vivono gli altri uomini, è dal nostro modo di vivere che dovrebbe emergere la fede e l’originalità della crocifissione, perché ci poniamo dentro quei contesti con uno stile che è quello di Gesù, diverso da quello di tanti altri». Monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, la carità, la missione e l’azione sociale, riflette sulla giornata centrale in questo cammino dell’anno pastorale dedicato al “Campo è il mondo”. In particolare la presenza del Santo Chiodo negli ambienti della città, per ascoltare le ansie, le preoccupazioni, ma anche quei segni di speranza in un futuro da costruire insieme.

Qual è il senso della peregrinazione della Croce nei quattro luoghi simbolo del pomeriggio dell’8 maggio?
Come hanno fatto San Carlo e il cardinale Martini, vogliamo ripetere quell’intuizione: riportiamo il Chiodo della Croce laddove effettivamente ci sono ancora le passioni dell’uomo e per le quali Gesù è morto. Quindi abbiamo scelto quattro luoghi in cui il travaglio – per usare il termine del cardinale Scola – è più all’opera oggi. Primo, il mondo della malattia, oltretutto visto lo stato di isolamento che rischia spesso la famiglia, perché con la crisi dello Stato sociale tutto ricade su di lei. Secondo, la cultura. Avendo studiato la storia della Triennale, emerge che il design è sempre stato lo strumento che Milano ha usato per rinascere. Anche la mostra inaugurata per pura coincidenza ad aprile dice questo: come il design ha aiutato Milano a risorgere dalle grandi crisi, dal dopoguerra, agli anni Settanta e ancora oggi. La sfida è come uscirne rimanendo però uomini a tutto tondo, senza dimenticare nessuno. Terzo, l’economia e il lavoro: a partire da quello che diciamo riguardo al Fondo famiglia-lavoro, una crisi che non è solo economica, ma antropologica. Come dice anche papa Francesco sul valore del lavoro e sulla sua capacità di collocare l’uomo dentro il Creato, di aiutare quest’opera di armonizzazione e di responsabilità. Quindi il problema è dare un’umanità a quel mondo, perché la crisi è figlia della disuguaglianza e della disumanizzazione che è entrata in quel contesto. Quarto, sono i nuovi milanesi, gli immigrati. Con l’immagine dei cirenei: sono loro stessi che ci hanno fatto notare tramite alcune osservazioni che alla fine vengono a portare le nostre fatiche, con i nostri anziani, malati e bambini. Quindi effettivamente sono proprio come i cirenei.

Una Chiesa che si pone dunque in ascolto della città, delle sue sofferenze e speranze, in particolare nelle periferie…
Sì, soprattutto in ascolto. Il Cardinale non dirà tanto in questi luoghi, nel senso che lui ascolterà molto, perché il Chiodo accoglie e ascolta. Noi ascoltiamo per continuare la proposta pastorale, quelle vie da percorrere dell’umano sapendo che la risposta in parte l’abbiamo già data – perché non è che entriamo adesso in quei mondi – e la continueremo a dare dialogando insieme. Il vero dialogo inizia dall’8 sera in poi.

Quale filo rosso lega la Professio fidei con la processione del cardinale Martini del 1984 con le pesti di allora e di oggi?
Il Cardinale non è così pessimista: lui dice sempre di raccogliere le sofferenze e le speranze. Usa l’immagine del travaglio. L’idea è di accompagnare in modo responsabile, aiutare ad assumere la responsabilità giusta che il travaglio richiede. Questo è quello che faremo, che il Chiodo ci chiede: capire che l’amore va posto nella dimensione giusta. Gesù non ci ha amato dandoci una carezza, è arrivato fino alla Croce. Allora di fronte alla crisi dell’umanità, anche noi dobbiamo intuire qual è la profondità di amore che serve per superare questa crisi.

Quindi la serata in piazza Duomo è una sorta di sintesi di tutta la giornata…
Se al pomeriggio la Croce ascolta, alla sera la Croce parla raccontando come ha già attraversato la storia degli uomini a Milano e facendo vedere come racconta, attraverso le pagine della Passione secondo Luca, questo spettacolo che è la Croce di Gesù che ha cambiato, accompagnandola, la storia degli uomini giorno dopo giorno. È il senso delle testimonianze che ascolteremo.