Sirio 26-29 marzo 2024
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Sesto San Giovanni

La Casa dell’Assunta, il mini ostello degli ultimi

Inaugurata una comunità alloggio di tipo educativo per chi si trova temporaneamente senza abitazione. La struttura accoglierà un massimo di quattro persone, tutti uomini, italiani o stranieri regolari, per il periodo necessario alla ricerca di una soluzione autonoma. L’intervento rientra in un progetto di housing sociale finanziato dalla Fondazione Cariplo e realizzato da Fondazione San Carlo e Caritas Ambrosiana

Silvio MENGOTTO

14 Settembre 2011

Mercoledì 14 settembre a Sesto San Giovanni, al termine di una conferenza stampa nella canonica della parrocchia di Santo Stefano, si è inaugurato il mini ostello degli ultimi. In via Dante 6, l’ex alloggio del sacrestano dell’attigua Chiesa dell’Assunta è stato ristrutturato in Casa dell’Assunta, una comunità alloggio per persone che temporaneamente si trovano senza abitazione. Il servizio sarà operativo dall’1 ottobre per l’intero anno, comprese le festività natalizie e pasquali.L’intervento rientra in un progetto di housing sociale finanziato dalla Fondazione Cariplo e realizzato da Fondazione San Carlo e Caritas Ambrosiana, che ha consentito l’apertura di altre due strutture dedicate all’accoglienza: una a Villapizzone-Milano (8 posti ) e l’altra di prossima inaugurazione e Varese (8 posti ).

Don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana, ha illustrato le diverse ragioni del servizio, che si pone l’obiettivo di far uscire dalle difficoltà e conquistare l’autonomia perduta le persone in grave difficoltà. La leggerezza e agilità della struttura evita gli spazi un po’ degradanti dei grandi dormitori collettivi. Nella Casa dell’Assunta saranno ospitati un massimo di quattro persone, tutti uomini, italiani o stranieri (con permesso di soggiorno), per un periodo flessibile da una settimana a tre mesi, ma con la possibilità di una proroga nel caso continui la loro condizione di emergenza. La scelta di soli uomini è motivata dal fatto che nelle nuove povertà sono in crescita gli uomini in via di separazione e senza alloggio abitativo.

Una struttura piccola favorisce la creazione di un clima familiare. Le difficoltà di queste persone non sono solo economiche ma anche affettive e psicologiche. «Non siamo nati per fare gli affittacamere – dice Davanzo -. Ha senso che la Chiesa si impegni in operazioni di ospitalità di questo genere nella misura in cui riesce a mettere in gioco anche una capacità di accompagnamento e quindi educativa. Le persone che si trovano senza un tetto e senza un lavoro, mediamente sono portatrici di altre fragilità: solitudine, incapacità ad autogestirsi, diseducazione all’uso dei soldi».

Per questo si richiede all’ospite un contributo alla gestione allo scopo di responsabilizzarlo nel suo cammino verso l’autonomia. Un gruppo di volontari (12 uomini e 5 donne) appositamente preparati avrà il compito di presidiare la casa, provvedere alle pulizie e preparare i pasti con gli ospiti. Il gruppo di volontari verrà coordinato da un educatore professionale che per 12 ore a settimana sarà presente nella casa.

«Il sogno o l’ambizione – continua Davanzo – è che questa presenza, che si svilupperà per alcune settimane o alcuni mesi, in qualche modo possa far nascere un livello di fiducia e che i volontari siano in grado di fornire un suggerimento per uno stile di vita che possa aiutare queste persone a rimettersi in piedi». Gli ospiti disporranno di una stanza condivisa, una cucina comune al primo piano, un deposito bagagli e una lavatrice. Potranno usufruire della colazione e cena.

Tra gli obiettivi dell’iniziativa anche il coinvolgimento delle parrocchie. Una proposta lanciata anni fa dalla stessa Fondazione Cariplo, che avrebbe finanziato alle parrocchie le ristrutturazioni necessarie per accogliere situazioni di disagio. «Noi siamo convinti – prosegue Davanzo – una percentuale del patrimonio immobiliare non utilizzato o sottoutilizzato derivante dalle dismissioni di tante strutture come gli oratori femminili, possa essere lodevolmente indirizzata a operazioni di questo genere, che oltretutto danno modo a una parrocchia di mettersi in gioco e di rafforzare il clima comunitario». Per accedere alla struttura occorre segnalare la richiesta al centro di ascolto della Caritas nella parrocchia di Santo Stefano o dei servizi sociali del Comune di Sesto San Giovanni.