Martedì 20 novembre, presso il Seminario di San Pietro in Seveso, si è riunito il Consiglio presbiterale diocesano, presieduto dall’Arcivescovo, per riflettere sul tema dell’Iniziazione Cristiana, a partire dal testo di riferimento scritto dal Consiglio episcopale milanese.
Monsignor Pierantonio Tremolada, vicario episcopale per l’Evangelizzazione e i Sacramenti, ha introdotto la sessione riprendendo il significato dell’Iniziazione cristiana, così come è stata qualificata dallo stesso cardinale Scola: «L’introduzione e l’accompagnamento all’incontro personale con Cristo nella comunità cristiana». In questa sintetica definizione ogni parola ha un senso preciso. Ciò che sta in primo piano, infatti, è l’incontro con una persona, Gesù Cristo, che avviene oggi, concretamente, attraverso la comunità cristiana, la Chiesa, che si impegna a introdurre e ad accompagnare al Signore quanti desiderano accostarsi a Lui. In questo cammino, in cui il protagonista principale è lo stesso Spirito di Gesù, giocano un ruolo del tutto particolare i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia.
La Diocesi ambrosiana, recuperando l’ispirazione catecumenale, ha intrapreso negli ultimi anni un profondo ripensamento dell’itinerario di introduzione alla fede dei bambini e dei ragazzi e ha presentato una sua strutturazione per il periodo che va dagli 0 ai 14 anni, cioè dal Battesimo – ancora richiesto da molti genitori nei primi mesi di vita dei propri figli – fino alla preadolescenza. La presenza di bambini che non ricevono subito il Battesimo, ma lo domandano – direttamente o tramite i genitori – in età scolare, mostra la diversa situazione che si è venuta a creare anche nelle nostre comunità cristiane e la validità della scelta catecumenale.
Partendo da una attenta considerazione del lavoro svolto in Diocesi, l’Arcivescovo, unitamente al Consiglio episcopale milanese, ha offerto ai membri del Consiglio presbiterale diocesano alcune indicazioni di riferimento, specialmente a riguardo della comunità cristiana, chiamata a sostenere in modo credibile e attraente la domanda che i genitori pongono quando chiedono il Battesimo per i propri figli. Ciò risulta assolutamente necessario in questo tempo in cui, almeno nella nostra Diocesi, si assiste a una speciale forma di secolarizzazione. Molti adulti, infatti, domandano ancora alla Chiesa di accompagnare i loro figli alla fede, ma essi stessi necessitano di passare da una fede di tradizione, spesso convenzionale e superficiale, a una fede di convinzione, capace di una reale e concreta testimonianza cristiana.
Gli interventi dei consiglieri hanno ripreso le molteplici indicazioni riportate nel testo, prendendo coscienza della situazione di transizione che si sta vivendo nell’ambito della fede, e hanno espresso il proprio parere in merito all’ordine dell’amministrazione dei sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia, da celebrarsi entro il periodo dell’infanzia. Il Consiglio, ribadendo l’importanza della riscoperta del cammino unitario dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana e la centralità dell’Eucaristia, ha manifestato, a lieve maggioranza, di ritenere più opportuno la loro celebrazione nell’ordine con cui si esprime la formula che nel Battesimo dei bambini introduce la Preghiera del Signore: «Questi bambini, rinati nel Battesimo, vengono chiamati e realmente sono figli di Dio. Nella Confermazione riceveranno la pienezza dello Spirito santo e, accostandosi all’altare del Signore, parteciperanno alla mensa del suo sacrificio», cioè all’Eucaristia.
A prescindere dalle decisioni che verranno prese circa la collocazione dei sacramenti, il Consiglio presbiterale ha suggerito all’Arcivescovo di promuovere una prosecuzione, nei modi e nei tempi da lui ritenuti opportuni, del confronto sull’Iniziazione cristiana, toccando soprattutto alcuni aspetti: favorire nelle comunità cristiane la consapevolezza di essere chiamate a vivere come vere comunità educanti, offrendo un’immagine conforme a quella consegnata dal Vangelo; curare l’accoglienza e il coinvolgimento dei genitori a partire dalla fase battesimale e delle prime età; provvedere alla formazione iniziale, integrale e permanente, dei catechisti e delle altre figure educative; valorizzare le esperienze vissute in Diocesi nell’ambito della sperimentazione, e anche fuori da essa, in ordine alla formazione dei catechisti e alla redazione di strumenti e sussidi adeguati.