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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Malpensa

In aeroporto una Chiesa
nella società del futuro

Il cappellano don Ruggero Camagni: «Qui il prete deve essere disponibile ad accogliere chiunque e ad ascoltare persone e fatti perché sono un modo con cui Dio dice il da farsi».

di Nino PISCHETOLA

11 Febbraio 2013

Ha alle spalle oltre 40 anni di sacerdozio in parrocchia e da sette è il cappellano alla Malpensa. Eppure don Ruggero Camagni guarda ancora avanti perché, come ha riassunto il cardinale Dionigi Tettamanzi durante la sua visita pastorale nel 2010, «l’aeroporto è un prototipo della società attuale, ma soprattutto di quella futura».

«Mentre ogni parrocchia, piccola o grande – spiega don Camagni -, è strutturata su programmi che si esprimono in tempi certi, persone stabili, metodi collaudati; qui non può essere così. Gli operatori hanno turni variabili. I passeggeri in partenza tendono ad arrivare al più presto all’imbarco, quelli in arrivo cercano l’uscita più vicina. Non sono aperti ad accogliere proposte. Perciò il prete in quest’ambiente non può essere attore di programmi predefiniti e irremovibili. Piuttosto deve avere la disponibilità ad accogliere chiunque senza domandarsi e domandare l’età, la religione, la provenienza; ascoltare persone e fatti perché sono un modo con cui Dio dice il da farsi».

Tuttavia, alcune iniziative sono programmate. Natale è preparato dalla visita e la benedizione nei reparti e negli uffici. Per la Pasqua si dà spazio a tempi di silenzio nella Cappella. Nella festa della Patrona, Madonna di Loreto, si celebra l’Eucarestia in ora pomeridiana con invito particolare per le forze dell’ordine, i Vigili del Fuoco, le guardie forestali, gli addetti alla Security, ma aperta a tutti gli operatori. Ogni iniziativa è organizzata e animata da un gruppo di collaboratori che tiene anche l’amministrazione di quanto offerto nelle due Cappelle al T1 e al T2, e destinato per le missioni.

«Alle Messe a volte non viene nessuno, anche se 30 e 15 minuti prima dell’inizio sono annunciate in più lingue in tutto l’aeroporto – confida il cappellano -. Celebro da solo e non mi preoccupo della durata. È bellissimo, è come se sentissi presente tutta la Chiesa, anzi tutta l’umanità».