Nella luce splendente della Pasqua è doveroso soffermarsi su un passaggio della Lettera del cardinale Scola che esplicitamente vi si riferisce.
La resurrezione di Gesù è il fondamento della nostra speranza e della nostra fede. Se Cristo non fosse risorto – scrive San Paolo – tutto sarebbe vano e noi che abbiamo confidato in lui saremmo i più infelici tra gli uomini. E invece Cristo è veramente risorto. Di questa verità per noi essenziale l’Arcivescovo parla nella sua Lettera laddove tratta del tema essenziale della testimonianza. La potenza del Vangelo scaturisce proprio dalla resurrezione del Signore e diventa efficace nel mondo attraverso la testimonianza. «Un termine questo – scrive il cardinale Scola – a prima vista chiarissimo, ma a ben vedere spesso sottoposto a riduzioni».
Per esempio, a volte la testimonianza è identificata con il “buon esempio”, cioè con la coerenza del singolo rispetto ad alcuni principi di comportamento. Occorre invece dire che la condotta esemplare non è ancora la testimonianza, anche se quest’ultima esige una condotta esemplare. Dove sta la differenza? Per rispondere, il Cardinale cita papa Benedetto XVI, che scrive: «Attraverso le nostre azioni, parole e modo di essere un Altro appare e si comunica. Si può dire che la testimonianza è il mezzo con cui la verità dell’amore di Dio raggiunge l’uomo nella storia, invitandolo ad accogliere liberamente questa novità radicale. Nella testimonianza Dio si espone, per così dire, al rischio della libertà dell’uomo. Gesù stesso è il testimone fedele e verace; è venuto per rendere testimonianza alla verità».
Il testimone, dunque, rinvia a Cristo e non a se stesso. Non attira lo sguardo per quello che fa, ma per il segreto che lascia intravedere. La sua buona condotta, il suo agire amorevole e disinteressato, il suo servizio generoso, la sua onestà assoluta, la sua mansuetudine sono il frutto della grazia che opera in lui, sono la trasparenza in lui dell’amore del Cristo risorto. «Non sono più io che vivo – dichiara san Paolo -, è Cristo che vive in me».
Il vero concetto di testimonianza suppone dunque la verità del mistero pasquale, cioè del Cristo sempre vivo nella potenza dello Spirito santo, dell’Agnello di Dio vittorioso sull’egoismo umano cieco e disperato. Il Signore che ci ha amato sino alla fine può ora prendere dimora con il Padre nel cuore dei credenti, per trasmettere loro i suoi divini sentimenti e la sua forza rigenerante. L’evangelo di Pasqua è davvero capace di dare speranza. Dove cercare il segno convincente della sua forza trasformante all’opera nel mondo? Nella testimonianza dei santi, uomini e donne che non brillano di luce propria, ma della luce amabile di Cristo.
Da Avvenire, 26/04/14