A giugno Philibert Djoda (45 anni), la moglie Justine (45 anni) e le figlie più piccole, Albertine (8 anni) e Tatiana (6 anni) verranno dal Camerun a Milano per il Papa. Il loro viaggio è stato reso possibile grazie alla generosità dei ragazzi degli oratori di Villa Cortese e Busto Garolfo, due piccoli Comuni nei dintorni del capoluogo lombardo. Le parrocchie dei due paesi sono state tra le prime ad aderire alla proposta “Fly Family”, lanciata dalla Fom per consentire anche a chi non se lo può permettere e vive in paesi lontani, di partecipare al VII Incontro mondiale delle famiglie.
Philibert, tecnico agricolo e Justine, insegnante, vivono con le loro quattro figlie, in una modesta abitazione alla periferia di Garoua, nel Nord del Camerun. Sono entrambi due fedeli molti impegnati nella parrocchia di St. Jean-Marie Vianney di Ngalbidje, dove è parroco don Alberto dell’Acqua, fidei donum ambrosiano, originario di Villa Cortese, che ha messo in contatto la famiglia africana con i ragazzi dell’oratorio.
«L’incontro con il Pontefice – confida don dell’Acqua – sarebbe il compimento di un grande sogno per Philibert e Justine. Spero proprio che possano realizzarlo. Abbiamo già prenotato il volo e pagato le iscrizioni. Manca solo il visto da parte dell’Ambasciata italiana in Camerun. Fintanto che non lo vedrò sul passaporto non starò tranquillo».
Cento coppie di 47 Paesi ospitate al Decanato Niguarda
Un centinaio di coppie provenienti da 47 Paesi del mondo e appartenenti alla missione di Cana saranno tra i pellegrini presenti al VII Incontro mondiale e troveranno ospitalità presso le famiglie del Decanato milanese di Niguarda. Il tutto grazie al gemellaggio con il movimento ecclesiale Chemin Neuf, di cui la missione di Cana costituisce una costola.
L’iniziativa è nata da alcuni fedeli della parrocchia di San Carlo alla Ca’ Granda, legati alla comunità, che hanno proposto il gemellaggio alle altre parrocchie della zona. Chemin Neuf è una realtà ecclesiale nata in Francia nel 1973 in ambito di spiritualità ignaziana (il fondatore è un padre gesuita) e di preghiera carismatica. La comunità è organizzata in "missioni", che si occupano di vari ambiti pastorali. In particolare la missione di Cana, dal nome dell’episodio evangelico, si dedica alla famiglia.
«Per le nostre famiglie provenienti dall’Africa, dall’America Latina e dall’Asia prendere parte all’Incontro mondiale delle famiglie sarebbe economicamente insostenibile», spiega Aldo Rabellino, responsabile della missione di Cana insieme alla moglie Elena, entrambi italiani d’origine, ma residenti a Lione da molti anni, dove ha sede il quartier generale dell’organizzazione. «Per questo la missione di Cana si farà carico delle spese di permanenze in Italia. Quindi l’ospitalità gratuita da parte delle famiglie milanesi ci sarà particolarmente d’aiuto».
Nei giorni precedenti l’Incontro, la missione di Cana ha in programma una settimana riservata ai propri delegati provenienti dai cinque continenti. Poi tutti si mescoleranno ai pellegrini partecipando al Congresso internazionale della famiglia e quindi agli incontri con il Papa.