Incontro il cardinale Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia, dopo una conferenza pubblica durata più di due ore, sullo spinoso tema della famiglia. L’ora è ormai tarda. Sua Eminenza però accetta con entusiasmo la mia richiesta per una breve intervista. Dopo esserci accomodati, con un sorriso pieno di serenità e fiducia mi dice: «Non troppo difficili, le domande, mi raccomando…».
Eminenza, come Pastore della Chiesa, quali risposte si è dato sulla crescente consuetudine da parte dei giovani anche praticanti di considerare e magari preferire la convivenza al matrimonio?
Per i giovani di oggi la possibilità di convivere è diventata quasi un dato di fatto spontaneo e normale. Questo allora significa che gli anni della crescita, dell’adolescenza, non sono più stagioni nelle quali si fa esperienza di Dio. Non vi è più l’opportunità di accrescere un rapporto personale di fede. Spesso i nostri ragazzi vivono la loro giovinezza nella fede solo come insieme di pratiche. Ai giovani manca il rapporto di fede a due, vissuto nell’incontro quotidiano con il Signore. La Chiesa di oggi non deve portare soltanto ai sacramenti o alla vita di fede comunitaria. Oggi la Chiesa deve aiutare ogni uomo a incontrare il Signore nel suo cuore. Sant’Agostino è andato sempre in questa direzione. Ho conosciuto tempo fa un ragazzo, che ora vive a Milano. Un giorno mi ha telefonato per dirmi quello che gli stava succedendo. Finita la telefonata gli ho indicato un testo, L’imitazione di Cristo, opera attribuita al mistico tedesco Tommaso da Kempis. Questo ragazzo mi ha successivamente raccontato che, leggendo quel libro, ha scoperto un mondo incredibile. L’esperienza di Dio nella vita personale di ogni uomo, è veramente quell’incontro unico che cambia e rivoluziona la propria vita.
Che ruolo hanno i sacerdoti nella Chiesa di oggi?
Ai sacerdoti bisogna far fare il loro mestiere. La loro vocazione è quella di essere guide spirituali. Il sacerdote è una persona che ha scelto di dedicare la propria vita agli altri, nel fare esperienza di Dio. Il pastore, oggi, ha quindi il compito d’aiutare gli altri ad approfondire e conoscere maggiormente questa esperienza. È sicuramente un prezioso aiuto, che può indicarti che cosa devi fare nella tua vita, nel tuo personale percorso esistenziale, guidandoti a scoprire le motivazioni più profonde dell’esistenza umana in relazione con Dio. Gli oratori ci sono per questo, in fondo. Il ragazzo che vive all’interno della comunità ha la possibilità di vivere gioie che altrove non trova: è proprio questa profonda gioia che sperimenta gli permetterà di andare oltre, di essere da grande un testimone cristiano nella propria vita.
Eminenza, lei ha 92 anni portati benissimo. Ci può dire qual è il suo segreto?
Il mio primo segreto è il fatto che sono molto felice di essere al mondo. La mia personale esperienza di vita fatta nella Chiesa al servizio dei fratelli è stata ed è molto sostanziosa: durante questi anni ho potuto scoprire che esistono dei beni “altri”. Beni che ti saziano l’anima e hanno un significato enorme. La carità è centrale, ti permette di partecipare alle pene degli altri, ti dona un conforto infinito, ti sostiene, ti permette di sentirti utile e ti ricorda che non sei casuale. Non sei mai casuale. Una seconda cosa: volersi bene è indispensabile per poter essere pronti a voler bene agli altri. Ci si deve regolare con se stessi, in fondo è semplice, ma anche fondamentale
Parliamo di famiglia, una questione articolata e complessa nella società moderna. Secondo lei, che cosa si sta “scucendo” su questo piano?
Bisogna ripartire dal concetto di famiglia. Vi è famiglia quando un padre e una madre, nell’amore, comunicano al loro figlio la meraviglia e la gioia di essere al mondo. Victor Hugo ricordava che gli occhi che hanno potuto veder nascere, crescere e diventare adulta una creatura, saranno occhi che non invecchieranno mai. Questi occhi sono quelli dei genitori, di un padre e una madre che si uniscono in matrimonio e donano nell’amore una nuova vita. Il matrimonio realizza un disegno divino senza tempo, un disegno nel quale la vita del Signore entra in quella degli sposi. La Chiesa benedice anche i matrimoni civili, purché questa scelta si fondi su una reale desiderio e progetto di vita. La centralità della famiglia è insostituibile per questa società e il suo futuro.
Lei è un grande innamorato dell’Africa. Da alcuni anni si impegna con una Fondazione Pro-Africa…
In questo progetto mi sono trovato coinvolto quasi senza accorgermi, circa tre anni fa. È stato l’ennesimo dono che mi ha fatto nostro Signore. In realtà il mio amore per l’Africa è nato più di 15 anni fa, in un piccolo Paese del centro-Africa, situato nella regione dei grandi laghi :il Burundi. Per quelle popolazioni ho contribuito alla creazione di ospedali, case, scuole. Oggi l’obiettivo è quello di poter realizzare un ospedale universitario. Pensate: la speranza di vita in quella terra è di solo 40 anni. C’è davvero molto da fare anche nel settore scolastico, dove l’insegnamento è lasciato ancora alla tradizione orale. Oggi, con la nascita della Fondazione, vi sono diversi attori che mi stanno aiutando nel progetto di realizzazione di un ospedale universitario: oltre al mondo delle Banche di Credito Cooperativo, all’aiuto dell’Università di Verona, posso anche contare su un importante appoggio da parte della Diocesi di Milano e dell’Opera Don Gnocchi. Tanti soggetti, uniti da un solo intento: poter fare insieme del bene ai fratelli d’Africa.