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Intervista

«Il Medio Oriente ha bisogno
del linguaggio dei cristiani»

Sua Beatitudine Boutrous Rai, patriarca di Antiochia dei Maroniti, ringrazia l’Arcivescovo per aver messo a disposizione della comunità libanese una chiesa nel centro di Milano

di Annamaria BRACCINI

23 Novembre 2014
Lebanon, 19 August 2012

H.B. Mar Bechara Boutros Rai, Patriarch of Antioch and all the East for the Maronites



 *** Local Caption *** ACN NEWS 21.08.2012

E’ un gran giorno domenica 23 novembre per la Comunità dei cristiani libanesi Maroniti di Milano. Infatti, Santa Maria della Sanità in via Durini – bella, antica e artistica chiesa nel pieno centro cittadino -, verrà inaugurata quale loro luogo di culto (con una celebrazione eucaristica alle ore 10.30). A presiedere l’importante evento saranno Sua Beatitudine Mar Béchara Boutrous Rai, patriarca di Antiochia dei Maroniti, e il cardinale Angelo Scola. Una presenza che, in un momento come questo, in cui le comunità cristiane in Medio Oriente soffrono pesanti discriminazioni, assume un significato del tutto particolare. Più volte, d’altra parte, l’Arcivescovo ha richiamato il dovere di essere accanto spiritualmente, nella preghiera, e concretamente ai cristiani che vengono, in quelle terre, privati di tutto.

L’inaugurazione del servizio pastorale in Santa Maria della Sanità rappresenta «un momento di grande festa e gioia», spiegano dalla Comunità, «e verrà celebrato alla presenza di molte importanti personalità del panorama politico e religioso italiano e internazionale». Al Patriarca, divenuto Cardinale nel 2012, abbiamo chiesto cosa significhi per i cristiani libanesi Maroniti poter avere una chiesa appositamente dedicata: «Detta Chiesa – spiega – li raduna attorno alla parola di Dio che riunisce e attorno all’Eucarestia che li nutre e crea tra loro un legame spirituale, il quale costituisce anche un legame sociale e comunitario. Inoltre, una chiesa per i Maroniti a Milano educa questi fedeli nella fede cattolica secondo la tradizione Siro-antiochena liturgica, spirituale e disciplinare. È questo un imperativo del Concilio Vaticano II, il quale chiama alla conservazione delle varie tradizioni ecclesiali orientali e occidentali, onde manifestare l’universalità e la diversità della Chiesa di Cristo e arricchire la cultura socio-religiosa delle società dove vivono».

Lei sostiene, come linea pastorale, che occorre «costruire insieme il futuro». In Medio Oriente, quale è la condizione dei cristiani e come può svilupparsi il dialogo e la cooperazione specie con i musulmani?

«Il Medio Oriente vive un periodo molto critico. Si tratta oggi di un conflitto sanguinoso e politico tra gli stessi musulmani: tra sunniti e sciiti; tra musulmani moderati e musulmani fondamentalisti. Si assiste a una pericolosa crescita delle organizzazioni terroristiche e fondamentaliste musulmane, sostenute, purtroppo, da vari Paesi orientali e occidentali con armi, denaro, mercenari e coperture politiche. I cristiani del Medio Oriente – solo perché sono tali – ne pagano il prezzo: persecuzioni e migrazioni, espulsioni, spoliazioni delle loro case e proprietà. Noi cristiani consideriamo che la nostra presenza e missione nei Paesi mediorientali sia più che mai necessaria, per annunciare il Vangelo di Cristo. Vangelo della sacralità della vita umana, Vangelo dell’amore e della misericordia, Vangelo della fratellanza e della pace, Vangelo del perdono e della riconciliazione. Il Medio Oriente ha bisogno di questo linguaggio».

Milano è un luogo di confronto ecumenico e interreligioso da sempre. Si può pensare che anche la feconda amicizia e collaborazione tra gli uomini di religione possa aiutare la pacificazione in Medio Oriente, magari offrendo esempi virtuosi e belli come questo?

«Vorrei salutare e ringraziare il cardinale Scola, per aver messo a disposizione della Chiesa Patriarcale Maronita una chiesa per il culto orientale. Ma saluto anche, in lui, un uomo di Chiesa che incoraggia nuove iniziative di dialogo, di amicizia e di collaborazione socioculturale tra uomini di religioni diverse. È importante promuovere in Europa il dialogo delle culture e delle religioni, per affrontare in senso pieno il discorso del conflitto delle religioni e culture. È, inoltre, necessario che l’Europa si appelli e agisca in favore della separazione tra religione e Stato da compiere nell’islam e nel giudaismo. Il mio è un appello alla laicità positiva che non esclude la religione e la legge divina dalla vita politica. L’islam non accetterebbe mai l’esclusione della religione dalla vita pubblica e non tollererebbe che i Parlamenti legiferassero contro la legge divina e quella naturale. Se non si attuerà la separazione tra religione e Stato, non potremo mai raggiungere la democrazia e superare la discriminazione. I Paesi a sistema religioso-teocratico non possono godere della democrazia, dei diritti umani, delle libertà pubbliche, specialmente, di quelle di espressione di culto e di credenza. Questi diritti sono le basi della pace e della giustizia: bisogna che l’Europa agisca in favore della pace, del dialogo, dello sviluppo e della riconciliazione nel Medio Oriente».