L’anno liturgico è un’istituzione di libertà perché riscatta la comunità cristiana dalla tirannia del tempo affidandola all’azione liberatrice di Gesù Cristo, colui che è il senso e la ragione di ogni temporalità. Scandendo i giorni, i mesi e le stagioni come tempi di Dio per l’uomo e come tempi dell’uomo per Dio, l’anno liturgico illumina il cammino quotidiano dei credenti radicandolo nella fede, nella speranza e nella carità: la fede, che Dio sia all’opera nella storia per condurre il suo popolo a salvezza; la speranza, che già nell’oggi si dischiuda un futuro di risurrezione; la carità, che ci riscatti da una chiusura in noi stessi, sterile ed egoista, per aprirci a una responsabilità amica e solidale verso i fratelli, sull’esempio di Gesù.
All’anno liturgico ci si avvicina con un atto di obbedienza alla Chiesa che genialmente ha iscritto nei ritmi del tempo l’opera di Gesù Cristo, salvatore dell’uomo, e le figure di coloro che hanno riflesso nelle loro esistenze l’immagine del Figlio, ossia la beata Vergine Maria e l’innumerevole schiera dei Santi. A questa obbedienza concorre una conoscenza accurata, intelligente e sapiente, della sua architettura, delle ragioni storiche, teologiche, pastorali e spirituali che la sostengono e della sua straordinaria incidenza culturale, sociale e psicologica sul vissuto delle comunità cristiane e dei singoli battezzati.
Il primo modo per conoscere l’anno liturgico è quello di farne esperienza, assumendo come regola di vita le sue grandi scansioni temporali (dall’Avvento al tempo dopo Pentecoste) e il suo calendario, con l’alternanza giorni festivi (solennità e feste) e giorni feriali (memorie e ferie). Decidere il ritmo della propria esistenza in rapporto alle celebrazioni dei misteri di Cristo e alle feste di Maria e dei Santi significa ridimensionare l’invadenza degli altri sistemi calendariali che ci assediano (dalla scuola al lavoro, dalla politica all’economia, dallo sport allo spettacolo) per aprirci alla logica della gratuità, in senso passivo (Dio ci accorda grazia) e in senso attivo (noi, capaci di donare gratuitamente).
Dal fare esperienza dell’anno liturgico alla domanda di una sua trattazione nell’ambito della catechesi il passo è breve. Ciò comporta il superamento del pregiudizio secondo il quale l’anno liturgico debba essere considerato un argomento per iniziati, e un’apertura di credito verso un tema affascinante sotto ogni aspetto e promettente sotto il profilo pastorale e spirituale. In concreto, l’approccio catechistico all’anno liturgico ha almeno due forme complementari: l’anno liturgico come contesto sempre vivo di ogni atto catechistico; l’anno liturgico come tema specifico della proposta catechistica. Nel primo caso, la catechesi si muove nell’orizzonte dell’anno liturgico, con una preghiera introduttiva sintonizzata ai tempi e alle feste che ci si prepara a celebrare o appena celebrati, con un richiamo ai tempi e alle feste che celebrano in modo speciale il tema trattato nella catechesi, con un invito a partecipare assiduamente agli appuntamenti liturgici nel corso dell’anno. Nel secondo caso, la catechesi assume il ciclo liturgico annuale, e i tempi liturgici e le feste che lo scandiscono, come un esplicito argomento di trattazione. La catechesi si apre così alla dimensione liturgica della vita cristiana, aprendo i tesori della liturgia alla conoscenza amorosa e sapiente di tutti i credenti.