Quali attenzioni predisporre per la cura e la formazione permanente dei presbiteri in riferimento alla diverse fasce di età? Come favorire in Diocesi l’accompagnamento spirituale dei preti attraverso significative figure di riferimento? Di questi temi si occuperà la prossima sessione del Consiglio presbiterale diocesano, che si terrà martedì 28 ottobre, dalle 9.30 alle 17, presso il Centro Pastorale Ambrosiano (via San Carlo 2, Seveso), presieduta dall’Arcivescovo. Si parlerà dunque della formazione permanente del clero, a partire dallo «strumento di lavoro» per l’Assemblea Generale della Cei (Conferenza episcopale italiana) del prossimo mese di novembre su «La vita e la formazione permanente dei presbiteri».
«Molte ragioni stanno all’origine della decisione dei Vescovi italiani di ritornare sul tema della formazione permanente del clero nel quadro del ministero e della vita dei preti – si legge nel documento -: il magistero e l’esempio del Santo Padre Papa Francesco, la premura che i Vescovi hanno sempre per i primi loro collaboratori, la percezione che l’evoluzione del contesto in cui la Chiesa italiana svolge il suo ministero provochi e spesso metta a dura prova i preti italiani, i cambiamenti significativi nella composizione del clero delle Diocesi italiane per numero, età, provenienza dei preti, le ferite e gli scandali che affliggono talora la vita dei preti e dell’intero tessuto ecclesiale». Comunque ai Vescovi italiani non è sembrato necessario riprendere analiticamente la descrizione della situazione, piuttosto hanno ritenuto di offrire appunto uno «strumento di lavoro» con l’intenzione di favorire il confronto.
Viene proposto innanzitutto un indice di tematiche, a partire da quello che lo Spirito dice alle Chiese verso una rinnovata formazione permanente del clero. Viene posto poi l’accento sulla «appartenenza al presbiterio» come aspetto irrinunciabile della identità del presbitero e nei diversi periodi della formazione: l’intuizione vocazionale e la proposta vocazionale; la formazione seminaristica e il discernimento per l’ammissione agli ordini sacri; la destinazione, l’esercizio del ministero e la formazione permanente. Tra i processi da avviare, i Vescovi italiani intendono innanzitutto promuovere la consapevolezza condivisa della necessità della «mentalità» e della pratica della formazione permanente e, tra le varie iniziative, proporre esercizi di comunione nel presbiterio.
Il documento Cei si rivolge anche ai ministri ordinati appartenenti a istituti di vita consacrata e ai movimenti e istituti di spiritualità sacerdotale. In conclusione, c’è un passaggio sulla cura per ministri ordinati in situazione particolarmente problematica.