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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Il commento delle Istituzioni al discorso di S. Ambrogio «ABBIAMO IL COMPITO DI DARE RISPOSTE A TUTTI»

5 Giugno 2008

di Luisa Bove

C’è soddisfazione tra gli amministratori per il discorso di S. Ambrogio che l’Arcivescovo ha tenuto la sera del 6 dicembre nella basilica dedicata al santo patrono. E non sarà neppure sfuggito al sindaco di Milano l’apprezzamento del cardinal Tettamanzi «per la felice candidatura della nostra città ad ospitare l’Expò del 2015» di cui si è congartulato.

«Ho apprezzato molto le parole del Cardinale nel riconoscere gli sforzi e l’impegno dell’amministrazione nel dare centralità alla persona», dice il sindaco Letizia Moratti, «e naturalmente anche la richiesta di un sempre maggiore impegno perché nella nostra città nessuno possa essere “periferia di se stesso”, perché ogni persona possa davvero vivere in spirito di fratellanza con gli altri per creare questa comunità».

È piaciuto al primo cittadino anche «il richiamo alla periferia non solo come luogo fisico, ma come luogo nel quale l’uomo rischia di perdere se stesso se non trova la capacità di guardarsi dentro». E rispetto alla riflessione sulla centralità della persona, ha detto Moratti, «mi ha colpito l’importanza data dal Cardinale alla capacità di ogni persona di sapersi relazionare con gli altri per costruire una comunità». E una comunità per essere tale «non può che essere fatta da persone capaci di essere forti della propria identità e di saper dialogare con altri».

L’Arcivescovo, al termine del suo discorso alla città, ha rilanciato l’ipotesi di un incontro ecumenico che potrebbe tenersi nel 2013 nel capolugo lombardo per celebrare l’anniversario dell’editto di Milano insieme ai responsabili delle diverse Chiese cristiane. A questo proposito il sindaco, pur riconoscendo che si tratta di un appuntamento «lontano», si mostra interessata al tema della «libertà religiosa». Non a caso nel suo intervento il Cardinale aveva parlato anche di «libertà responsabile».

«Sono moltissimi gli spunti di riflessione e approfondimento», dice ancora Moratti. Quello dell’Arcivescovo «è un discorso che mi piacerebbe tenere sulla mia scrivania da rileggere quotidianamente per trovare il senso più profondo della responsabilità di amministrare una città nella capacità di ascoltare tutti e nel difficile compito di dare risposte a tutti».

Per Mariolina Moioli, assessore alla famiglia del Comune di Milano, quello del cardinal Tettamanzi «è un messaggio che dà forza, indica la strada e dà senso alla fatica che si fa». Non solo. «Interpella l’uomo, ciascun uomo e tutti insieme, con una particolare attenzione alle istituzioni». L’Arcivescovo «ha dato anche un incoraggiamento al nostro impegno e ci ha detto che la ricchezza vera e unica è la persona e il suo primato».

Ma c’è un altro «messaggio importante» nelle parole del Cardinale: «la relazione tra le persone». La periferia, dice l’assessore, «è quando tu non conti per nessuno e gli altri non si accorgono che ci sei. Allora vai in crisi anche con te stesso». Dall’altra parte però «occorre che ciascuno si armi di tanta capacità di attenzione all’altro e si metta in gioco. E noi istituzioni – l’ha detto bene l’Arcivescovo – dobbiamo aiutare le persone ad avere le opportunità per diventare risorsa».

Per Moioli, «tutto si riconduce a una questione: ciascuno deve fare per gli altri». E «noi, che abbiamo una responsabilità istituzionale forte ci mettiamo in campo quasi come “facilitatori” dell’incontro tra le persone», perché non si tratta di curare «soltanto l’ambiente urbanistico della città, ma l’anima, perché rimanga e si rafforzi».

«Oggi il Cardinale ha messo le periferie al centro», dice Alberto Mattioli, vicepresidente della Provincia di Milano. L’Arcivescovo «ha posto le periferie al centro del dibattito politico e sociale ricordandoci che non c’è futuro per le nostre città, per Milano, se non dedichiamo attenzione alle periferie e se non evitiamo che diventino marginali».

Per Mattioli «è che questo il compito delle istituzioni: farsi prossime alle periferie intervenendo non soltanto dal punto di vista urbanistico, ma anche sociale e culturale». Ma soprattutto, aggiunge, «portando le istituzioni vicine alle periferie». Poi conclude: «Dovremo guardare a questi territori con una rinnovata attenzione, anche solo pensando alle tante persone che le abitano».